Il Ministro Franceschini,
a proposito del suo Presidente
del Consiglio, dichiara: "Uomo forte, nel senso di uomo che decide.
Questo è
Renzi. Se un altro di noi fosse stato al suo posto,
me compreso,
si sarebbe fermato
sulla legge
elettorale per non rompere il Pd
o sulla
riforma per evitare la frattura con Forza Italia,
o sul Jobs Act
per tenere dentro la Cgil,
sulla scuola
per non rompere con gli insegnanti
e sulle unioni
civili per non litigare con la Chiesa.
Devo
continuare?".
No, no, basta così! E’ tutto chiaro: la sua, Ministro Franceschini,
è la vecchia, antica politica del “seguire chi avanza senza paura”.
A prescindere se la meta è, o non è, il programma di “Italia.
Bene Comune”,
a prescindere se si
rispettano o meno le indicazione
degli elettori di “Italia. Bene Comune” nel 2013.
Il leader decidente/decisore, il suo uomo forte, è tale, Ministro Franceschini,
solo se trova oppositori asfaltati e seguaci
timorosi,
e, perché no?, accuccioni,
nel senso di pronti a sedersi in poltrona,
magari affascinati dal coraggio del Capo sempre pronto
ad avanzare, nel banale
disprezzo del Programma scelto dagli elettori:
è proprio lì il coraggio, meglio la sfrontatezza,
in quell'andare avanti, oltre il limite, in dispregio di Pubblici
Impegni
sanciti da un Voto, quel coraggio
di cui Franceschini sarebbe
incapace,
ma a cui tributa un elogio senza pari.
E così, privo di coraggio,
Franceschini si rivela, appunto, un ottimo seguace.
Pronto a seguire chi
avanza. Sempre e comunque.
Senza chiedersi perché mai avanzare è meglio di fermarsi,
perché mai rompere/strappare è meglio di comporre/cucire.
Ma, forse, a qualcun altro, abituato a un confronto libero
e continuo, essere seguace
non basta, e per questo,
legittimamente, insiste nel chiedere:
un’altra legge
elettorale senza più nominati,
una Riforma
per l’estensione, e non per la riduzione,
della
democrazia,
una più ampia tutela
delle persone al lavoro,
una scuola del
successo scolastico aperta al dialogo
senza
schiavizzazione burocratica.
E tutto questo con il coraggio prudente e tenace della
Politica
del Dialogo, della Politica tout court, semplicemente per rispetto
della libertà degli
elettori.
O no?
Severo Laleo