domenica 11 maggio 2025

"Mai più la guerra". Lettera aperta (si fa per dire!) a Papa Leone XIV

 Caro Leone XIV,

dispiace dire, ma avrai un gran da fare nel continuare l'opera di Papa Bergoglio, soprattutto nel rendere chiara a tutte e a tutti la direzione del cammino spirituale (e sociale) della Chiesa. Un'opera enorme, eppure necessaria. E attesa, anche per un'opera di riconciliazione interreligiosa, allargata e profonda.

Il mondo è a un suo bivio in questi nostri tempi di crisi e dovrà presto scegliere tra "istinto di morte/guerra" e "dovere di conservar vita/pace". La tua scelta, si sa, è già segnata, si spera diventi attiva e coinvolgente.

E dovrai comunque, per il bene di ogni persona, credente o laica, subito preoccuparti di tenere salda l'organizzazione della Chiesa "in spirito e verità".

Per questo, e per una pace attiva, dovrai organizzare incontri ecclesiali ecumenici (un nuovo Concilio?), con sedi a Kiev e a Mosca, e in Terra Santa, sia a Gerusalemme sia a Gaza, 

Difficile? Certo, ma solo tu, caro Papa, potrai fare cose difficili, dando un senso concreto alle parole del Vangelo, in continuità con l'impegno di pace di Francesco.

Tu vedi con chiarezza quanto il mondo sia ancora regolato dal principio della forza, quanto sia ancora succube del retaggio aculturale dell'uomo forte, pronto a ridurre al "silenzio" l'altro, fino al silenzio mortale, in quanto incapace dell'esercizio culturale della "parola" per costruire la coesistenza. Il "mai più la guerra" passa solo attraverso la pratica della "parola"!

Sarà quindi tuo compito dimostrare l'insensatezza dell'uso della forza nelle relazioni tra stati (e persone) con una proposta/azione di responsabilità e mitezza, magari aprendo anche una sessione speciale dell'Onu: il fine è salvare la vita sulla terra. Non hai forse parlato di "pace disarmata e disarmante"?

Per quanto riguarda le relazioni tra persone, qualunque stato sociale occupino, persone ricche o povere, persone residenti o immigrate, persone abili o non abili, basta insistere con forza su un dato: ogni persona ha diritto alla sua esistenza, a vivere secondo dignità, a non soffrire per mancanza di alimentazione, di cure/salute, di vestiario, di abitazione, di educazione, di spazi/opportunità di libertà, di solidarietà, di convivialità; in breve, ogni persona ha diritto ad avere tutto quanto è necessario perché possa provare la pienezza del rispetto di sé. E ancora: ogni persona ha il diritto di gestire liberamente la propria vita, secondo la sua volontà, sempre nel rispetto di ogni altra persona, senza uso di forza, di manipolazione o di altre forme di sfruttamento. Si spera nessuna tua decisione possa creare problemi a chi per natura e/o cultura già soffre situazioni di profondo disagio: non esiste la "normalità" e non può essere utilizzata la"normalità" per giustificare la violenza reale o la violenza dell'indifferenza.

Se le persone povere fuggono da miseria, e spesso da guerre (per le persone ricche è tutto più facile!), in cerca altrove di un posto migliore dove andare a vivere è giusto aprire giuste strade di accoglienza e lavorare nella grande comunità mondiale per rendere migliori i posti dove si può rimanere a vivere. E per far questo bisogna cambiare la logica del convivere; ad esempio, riconvertire le spese per le armi in spese per il benessere, costruendo case, garantendo lavoro, distribuendo reddito, favorendo ogni condizione di vita utile perché ogni persona possa esercitare la sua libertà in piena dignità. Ed è tutto possibile.

E che dire delle donne? Qualcosa dovrà pur cambiare nella Chiesa. Per equità, e senza necessità di inutili dimostrazioni, le donne nella scelta delle azioni riguardanti il "mondo" (e non solo) dovrebbero poter avere la stessa responsabilità decisionale ora riservata agli uomini, dovrebbero, in breve, poter incidere nella realtà prendendo le decisioni sempre insieme con gli uomini e non solo quando capita casualmente. Non esiste parità se non è garantita dappertutto la parità. È semplice a dirsi e sarebbe molto più semplice a farsi con semplici riforme a livello di istituzioni. 

Caro Leone XIV, dispiace dire, ma avrai proprio un gran da fare. 

Buone cose

Severo Laleo