Il governo spagnolo, nella persona del Primo Ministro Pedro Sanchez,
si è impegnato, nel recente vertice dell’Alleanza Atlantica, a preservare
l'“unità” della Nato, senza dover aumentare la spesa per la difesa
al 5 per cento del Pil.
In breve, ha dichiarato Sanchez, "la Spagna non spenderà il 5 per cento
del suo Pil per la difesa, ma la sua partecipazione, il suo peso
e la sua legittimità nella Nato rimarranno intatti". Perfetto!
Ma perché la Spagna non ritiene di dover spendere il 5 per cento
del suo Pil per la difesa?
Ebbene, per dare un’idea dell’importanza nuova e della responsabile
serietà dei ragionamenti politici di Sanchez (specie in un contesto
in cui Trump sa solo straparlare -e minaccia dazi per vendetta!-
e Rutte sa solo adulare, entrambi senza una sofferta “visione”
del mondo), si riportano di seguito alcuni brani della sua dichiarazione.
Afferma Sanchez: “Comprendiamo la difficoltà del contesto geopolitico;
rispettiamo pienamente, come è naturale, il legittimo desiderio
degli altri Paesi di aumentare i propri investimenti nella difesa,
se lo desiderano, ma noi non lo faremo”.
Ecco la novità importante: “Noi non lo faremo!”
Non usa espressioni ambigue Sanchez, è chiaro.
E spiega le sue ragioni: “Non lo faremo ... perché nel nostro caso,
il 5 per cento del nostro prodotto interno lordo speso per la difesa
sarebbe sproporzionato e inutile -ancora parole chiare:
“sproporzionato e inutile”- ... non ha senso che il governo spagnolo
si impegni a spendere il 5 per cento del Pil per la difesa.
Farlo ci costringerebbe a rompere la nostra promessa, a sperperare
-ancora parola forte: "sperperare!"- miliardi di euro e,
paradossalmente, non ci renderebbe più sicuri o alleati migliori.
In definitiva, ci allontanerebbe
dalla vera soluzione, che è quella di procedere verso la creazione
di un’Unione Europea di sicurezza e difesa.”
Solo nelle parole di Sanchez è possibile ancora scorgere, per fortuna,
la permanenza di un legittimo democratico rapporto tra "popolo"
e "governo", rapporto saltato in Europa (il Parlamento si attiva contro
il Consiglio!) e in ogni altro Stato europeo: nessun "popolo"
è stato chiamato a partecipare a una così grave, nuova, imprevista
decisione, nata solo dal vociare alto e minaccioso di un Presidente Usa
fuori controllo e vendicativo.
Sanchez è il solo a tener vivo questo rapporto, non inseguendo
altre "autorità", se non il pieno rispetto della "sua promessa".
Una lezione magistrale!
E continua:
“L’umanità oggi ha bisogno di più sicurezza, ma anche di molta
più diplomazia, di molta più cooperazione e solidarietà tra i Paesi e,
quindi, di più speranza.
Il mondo, come stiamo vedendo attualmente dai media, sta iniziando
a scrutare un abisso oscuro. Stiamo normalizzando il fatto che alcune
potenze si bombardino a vicenda, che i loro leader si scambino minacce
nucleari e che sia la popolazione civile a subire tutte queste conseguenze.
Il nostro Paese, la Spagna, non può voltare le spalle a questa realtà,
ma non dovrebbe nemmeno accettarla come normale.
Dobbiamo proteggerci da queste nuove minacce, è ovvio,
ma dobbiamo anche esigere moderazione reciproca e ricordare
al mondo e a noi stessi, e la storia ce lo insegna,
che le guerre non hanno mai vincitori ...
la Spagna ha una vocazione chiara: pace e sviluppo, cooperazione e multilateralismo. Non vogliamo più conflitti; ciò che vogliamo
sono più diritti, più giustizia, più dignità, perché il modo migliore
per evitare le guerre è generare prosperità e speranza.
E se è vero che per raggiungere questo obiettivo abbiamo bisogno
della capacità di deterrenza, abbiamo anche bisogno della ferma volontà
di preservare la pace. E in questo ambito e con questa aspirazione,
la Spagna ci sarà sempre”
Ed ecco, in queste parole, il dovere principe della politica nel suo guardare
al futuro. E mentre tutti, in un'Europa smarrita, corrono dietro al riarmo
per il riarmo, nutrendosi di vieti falsi slogan, senza esprimere una visione
e una strategia di lunga portata, anzi continuando a credere, spesso ammutoliti
fan di Trump, al ruolo salvifico della FORZA per imporre la pace, Sanchez, solitario, svolge ragionamenti politici e indica, da persona riflessiva,
una strada diversa rispetto al semplice uso della forza: l'umanità non può continuare a credere nel consumato e fallimentare principio del "si vis pacem,
para bellum", perché la logica del preparare la guerra è sempre sfociata,
alla fine, nella guerra, e questa volta la guerra potrebbe essere l'ultima.
Tra troppi statisti, innamorati solo del POTERE (molti analisti pensano
addirittura sia diventata la guerra -è il caso soprattutto di Netanyahu-
una "strategia" per tenere stretto il potere a fini personali), Sanchez
chiama il potere e i potenti a "preservare la pace".
E apre l'intelligenza alla speranza.
Solo il garantire "più diritti, più giustizia, più dignità" per ogni persona
al mondo potrà restituire alla nostra civiltà in pericolo, con la fine
di ogni conflitto, il senso dell'umana solidarietà.
O no?
Severo Laleo
P.S. Grazie Sanchez, non perda la voglia di usare sempre la "parola".