venerdì 28 giugno 2019

"...vediamo chi sono questi stronzi che dobbiamo schiacciare"


Queste limpide parole...
No, non siamo da Valerio, al bar della piazza a fine serata, con tante Ceres sul tavolino sbilenco e un mazzo di carte curvo e untuoso. No, non è il nostro Tiziano, ormai fatto, nervoso e aggressivo, a sfogare la sua depressione attiva contro i potenti, ladri della sua libertà.
No, l'espressione non viene dal "basso" sofferente e fragilmente precario, ma dai piani alti della società, dall'Università, da  un ceto intellettuale vittima perenne del successo in nome di un danarismo avvilente, dove la parola d'ordine è sempre la stessa: Vincere! ("schiacciare gli stronzi".... In siciliano esiste un termine più penetrante.)
La mentalità dei baroni maschi dell'università italiana ha un antico imprinting di dominio castale e macho, una consuetudine a delinquere innata, per niente scalfita da anni di studi e  dalla lettura di indigeribili tomi.
Per cambiare servono nuove generazioni.
La cultura non alberga necessariamente all'università, tra libri e convegni; la cultura è appannaggio di ogni persona libera sempre pronta a dire il suo no per gli intrighi del malaffare, abbia o no meditato con Kant.
O no?
Severo Laleo

domenica 16 giugno 2019

Rutger Bregman, sei proprio coraggioso



Ti ricordi, vero, caro Scapece?
Ti avevo già parlato, quando erano in pochi ancora ad averlo letto,
del bel libro di Raffaele Simone sulla Grande Immigrazione;
ora ha avuto il suo meritato successo, grazie, molto probabilmente,
alla recensione di E. Galli della Loggia sul Corriere.
(Evidentemente anche i lettori spesso, pigri nella scelta, diventano "dipendenti"!)
Quando andai nei primi mesi di quest'anno a comprare il libro alla Feltrinelli,
trovai tutti i libri pro migranti esposti in bella mostra, mentre nessun posto
per  "L'ospite e il nemico".  Mah! Mi sembrò molto strano. E che è!
Giocano a nascondino!
Anche per questo, e tu lo sai, continuo a pensare che la scuola è il solo posto
dove i nascondimenti non sono possibili: senza la scuola -ma è solo uno sfogo-
la democrazia sarebbe più povera (e infatti in questi ultimi decenni
hanno tentato e tentano, a destra e a sinistra, di chiuderla in un asfittico
retrobottega burocratico).
E tanto solo per la testimonianza di un fatto, perché non sono certo
un sostenitore delle tesi di Simone. Anzi. Però del libro di Raffaele Simone
ho raccolto la mole dei suoi dati e la tensione seria e preoccupata
delle sue argomentazioni, per meglio comprendere il fenomeno
dell'immigrazione nella sua complessa dimensione,  anche se nel merito
continuo ad essere un "estremista" d'altri tempi, fiducioso nelle capacità
umane di risolvere i problemi sociali.
Sono contro ogni idea di chiusura del nostro spazio nazionale a chi voglia
liberamente stabilirvisi, ma aperto a un controllo attivo di ogni territorio
con una presenza continua, utile, interventista, civile, persino amorevole
del Servizio Pubblico, specie dove è necessaria la predisposizione di strumenti
e azioni di cura e attenzione. Anche spendendo molto.
Se esistono strumenti per chiudersi dentro i confini, per respingere gli "estranei",
esisteranno anche strumenti per aprire e aprirsi agli "ospiti", per accogliere,
senza paure e sospetti.
E attenzione, caro Scapece, non sono certo parte a livello di idee
del Club Radicale che è aperto a chiacchiere verso i migranti, lontani e distanti,
ma pratica al suo interno una sprezzante chiusura verso chi ha idee diverse.
(Come capita a chi ha un solo metro di giudizio, il proprio!)
E vabbè!
Sempre per tentare di capire di più sull'argomento, avevo preso tra le mani,
anche un po' per caso, grazie a una recensione, o non so/ricordo bene cosa,
il libro di Rutger Bregman, Utopia per realisti. Come costruire davvero 
il mondo ideale, già vecchio di qualche anno. E, sai, non granché interessato
a seguire il dibattito storico e filosofico sull'idea di utopia, per correre subito
al nostro tema, ho cercato nell'indice analitico la voce "immigrazione":
macchè, niente! Ho cercato "migranti", e ancora niente.
Così, non nascondendomi una sincera delusione, mi sono deciso a leggere
tutto dall'inizio.
Un libro strano, almeno nella sua struttura narrativa, con salti e ritorni,
pieno di dati interessanti e di notizie, tra la storia e, a volte, l'aneddotica,
anche curiose (lo sapevi tu che il primo "gruppo di controllo" si trova descritto
nella Bibbia, in Daniele I, 1-16?), un libro in grado di aprire con dati di fatto
una discussione seria sul "reddito di base", un reddito annuo garantito
senza contropartite, riportando i risultati molto interessanti
di un esperimento canadese (Mincome). E non solo.
La lettura è andata avanti abbastanza facilmente (a volte Rutger, per rendere
godibile la lettura, sembra utilizzare stratagemmi un po' ingenui,
ma è giustificato dalla non leggerezza degli argomenti) tra riduzione
di tempo di lavoro e incremento di tempo libero, fino a quando non mi sono
imbattutto in questa affermazione: "...confini aperti. Non solo per banane, 
derivati e iPhone, ma per tutti, i lavoratori della conoscenza, i profughi 
e la gente qualsiasi in cerca di prati più verdi". E qui il mio estremismo ideale
a difesa del diritto di migrare trova finalmente la sua soddisfazione.
"Aprite i cancelli" a chi lascia il proprio paese di origine in cerca
di nuova fortuna, sostiene Rutger, non è più tempo di tenerli
"sbarrati e lucchettati". "L'articolo 13 della Dichiarazione universale 
dei diritti dell'uomo sostiene che tutti hanno diritto di lasciare il loro paese 
ma non garantisce a nessuno il diritto di trasferirsi nella Terra dell'abbondanza. 
E coloro che chiedono asilo scoprono presto che la procedura è ancora più irta 
di burocrazia...forse tra un secolo o giù di lì potremo guardare questi confini 
come oggi guardiamo lo schiavismo o l'apartheid. Però una cosa è certa: 
se vogliamo rendere il mondo un posto migliore, non possiamo eludere il problema dell'immigrazione...
Se tutti i paesi sviluppati facessero entrare il 3 per cento in più di immigrati, 
i poveri del mondo avrebbero 305 miliardi di dollari in più da spendere, 
sostengono gli esperti della Banca Mondiale...Come scrisse nel 1987 
Joseph Carensuno dei principali fautori dei confini aperti, "non sarà possibile 
ottenere immediatamente l'immigrazione libera, ma è una meta 
verso la quale dovremmo puntare."
Caro Scapece, purtroppo per molte persone mie amiche, mi trovo d'accordo
con questa idea, l'idea dell'immigrazione libera, nonostante tutte le paure
e i problemi.
E vorrei dire a Rutger, grazie, sei coraggioso a sostenere queste idee
nel buio di oggi.
E a te, caro Scapece, vorrei ricordare la nostra lettura negli anni '70
del Rapporto del Club di Roma, I limiti dello sviluppo, quando per dare
una speranza al nostro '68, e per non perdersi, si cominciò a credere
non senza coraggio nell'utopia di un mondo migliore.
E questo è tutto, Scape'!
Buone cose e a presto,
il tuo Severo

sabato 15 giugno 2019

La fortuna delle tre "I" da Berlusconi a Lotti


Dopo le tre "i" di berlusconiana memoria (inglese, impresa, informatica),
proposte per dare nuova linfa a una vecchia Scuola, anche Lotti,
per dare nuova scossa a una "vecchia" Politica, propone non di introdurre,
ma di liberarsi di altre tre i: ideologia, invidia, ipocrisia.
Ecco il testo lottiano:
"Quanti miei colleghi, durante l’azione del nostro governo e dopo, 
si sono occupati delle carriere dei magistrati? Davvero si vuol far credere 
che la nomina dei capiufficio dipenda da un parlamentare semplice 
e non da un complicato quanto discutibile gioco di correnti della magistratura? 
Davvero si vuol far credere che la soluzione a migliaia di nomine sia presa 
nel dopo cena di una serata di maggio? Davvero si vuol prendere a schiaffi 
la realtà in nome dell’ideologia, dell’invidia, dell’ipocrisia?"
Il Lotti usa le tre "i" per difendere la sua posizione politica,
tutta immersa nella "realtà", contro chi l'accusa di trame inammissibili.
Per Lotti le trame inammissibili sono  pane quotidiano e per giunta inutili.
Buone solo per le chiacchiere di moralisti senza morale.
Secondo il nostro giovane uomo già di governo, ma ancora in servizio,
chi l'accusa di aver partecipato a incontri per decidere le carriere dei magistrati
è notoriamente incapace di comprendere  la "realtà",
perché affetto da ideologia, invidia (?) e ipocrisia.
Chissà, forse questa è la nuova morale del riformismo nella sua  versione
toscana, senza ideologia (cioè, senza princìpi etici),
senza invidia (boh! la parola è entrata nel lessico politico soprattutto
grazie a Berlusconi, e aveva, nel suo caso, una qualche giustificazione;
ma invidia, in questo caso, pare proprio fuori misura),
e senza ipocrisia (nel senso: perché scandalizzarsi, si sa che gira così!).
O no?
Severo Laleo

P.S. Spero esistano davvero magistrati, soprattutto con funzioni dirigenziali,
dalle carriere libere e indipendenti.

venerdì 14 giugno 2019

Palamara, Palamara


Quando mi capitava di vedere in TV il volto parlante di Palamara, con i suoi occhi sempre distratti dal vuoto in un viso tondo nero barbuto ...
... possibile sia un magistrato?
Ora sappiamo il suo mestiere: aspirante allocatore di poltrone.
Un mestiere esercitato con altri aspiranti suoi amici, magistrati e due politici (si fa per dire!) ... del PD (Ferri, Lotti).
Del PD?
È possibile ancora attribuire un partito a Ferri e a Lotti?
Un tempo gli intrallazzi di un rappresentante di partito erano gli intrallazzi del suo partito.
Ora questi intrallazzi a chi appartengono? E chi rappresentano veramente Ferri e Lotti? Per chi si agitano tanto? E in fretta?
In una democrazia moderna è un guaio grosso, grosso. Un guasto da riparare.
Ora se il segretario del PD, il tranquillo Zingaretti, ha in mente un partito inconciliabile con gli
intrallazzi di Lotti e Ferri -e l'ha dichiarato- per quanto tempo ancora i due aspiranti giocatori di poltrone possono dirsi del PD?
Forse una decisione importante per fare finalmente chiarezza e per assumere un impegno di una trasparenza assoluta nel servizio alle istituzioni è d'obbligo.
O no?
Severo Laleo
P.S.
Però i maschietti, quando si riuniscono di notte in un albergo, si sente che sono maschi! O no?

sabato 8 giugno 2019

Quando il Potere dimentica la sua funzione...sorteggio

Grazie (si fa per dire!) alle cene notturne di qualche magistrato
con qualche politico, tutti maschi, sia chiaro, dove liberamente
(“La sera uno può fare quello che vuole -è convinto l'ex magistrato Ferri-
ed incontrare chi vuole!) si discuteva del più e del meno
circa i Procuratori Capi, a qualcuno è venuta/tornata in mente l’idea,
previa riforma, di scegliere per sorteggio i membri del CSM,
proprio considerando molto sconveniente questo parlar segreto al buio
tra amici influenti e a volte molto interessati a conservare "influenza".

Ma l’idea di una riforma del CSM con questo tratto distintivo,
è stata subito bocciata sia dal vicepresidente del CSM, Ermini,
per "l’irrazionalità nella selezione dei candidati", sia da Valerio Onida,
perché non si tratta di una proposta sensata.
(“Il sorteggio non garantisce magistrati più adatti”.)
E non aggiungono altro di convincente.

Eppure sarebbe tutto più facile, razionale e sensato.
E senza la necessità di cene notturne, e molto altro ancora non svelato,
per nostra fortuna di cittadini appena onesti, dai trojan!
Basterebbe studiare criteri seri, adeguati, completi e controllabili per definire
una graduatoria di “meritevoli” e "competenti" dalla quale scegliere,
per sorteggio, in numero pari uomini e donne, tutti i consiglieri.
Chiunque si trovi nella posizione di scelto/a per sorteggio,
ha molte più possibilità, date le sue doti certificate di merito e competenza,
di tenere alta la sua funzione di consigliere indipendente e imparziale.
O no?
Severo Laleo