lunedì 31 luglio 2023

Reddito di cittadinanza: se le persone povere ...

Se fossero i poveri, le persone povere, a mettere in vergognosa fuga questo governo, tanto pronto a schierarsi, in termini fiscali e di impunità, dalla parte di chi ha, quanto ostile e aguzzino si mostra e si comporta nei confronti di chi è fragile e bisognevole di sostegno, per la democrazia sarebbe una gran vittoria di popolo. E una rivoluzione. E sarebbe ora!

Sì, una gran vittoria di popolo, perché con le persone disperate si schiererebbe subito la maggioranza delle persone "perbene". Riprendo volutamente dal passato questo termine, oggi alquanto in disuso, proprio per recuperare una visione/mentalità da prima repubblica, quando anche a destra, e soprattutto a sinistra e a centro, almeno si comprendeva la disgrazia della miseria, e ogni persona perbene, appunto, non aveva animo vendicativo né punitivo nei confronti delle persone povere, come tanta destra di oggi, e non solo, in verità.

Perché disturba tanto il reddito di cittadinanza a destra? Forse perché restituisce una misura di dignità a molte persone disperate. E quindi di libertà. Chi non ha reddito, e spesso si dimentica, troppe volte manca di molto altro. 

L'idea di dignità delle persona, assente a destra e tra i seguaci dell'io e basta, è essenziale per la democrazia e per la sua estensione, almeno tanto quanto la parità piena uomini/donne in ogni luogo di esercizio di democrazia.

O no?

Severo Laleo


sabato 29 luglio 2023

Istituzioni sguaiate 5: i fratelli d'Italia e il reddito di cittadinanza

 A volte la sguaiataggine non è tanto nelle parole dette, quanto nelle parole non dette, dimenticate/assenti per difetto di cultura democratica e difetto di empatia. 

Un importante esponente di FdI, tutto imbrigliato nella polemica politica e culturalmente, socialmente e miserevolmente distante dai problemi reali e gravi di persone in difficoltà economica, difficoltà spesso associata a altre dolorose difficoltà di ogni genere, così si esprime a proposito del reddito di cittadinanza: "Il reddito di cittadinanza, nel tempo si è rivelato una misura assistenzialista, nata con uno scopo demagogico, scritta male, attuata peggio, il che ha comportato enormi danni all’erario". Quanta miserevole perfidia in quel dire "enormi danni all'erario", proveniente da chi accarezza gli evasori! E non basta! Si giunge anche al ridicolo. "Il gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia ritiene sempre più necessaria la costituzione di una commissione parlamentare di inchiesta, limitando la responsabilità a Tridico per non avere consapevolmente attivato i controlli, al fine di non far perdere consenso elettorale e personale ai suoi mandanti". Si noti l'uso del termine "mandanti". Ognuno nella lingua esprime sé stesso!

Non c'è bisogno di aggiungere altro. È la sguaiataggine dell'arroganza del potere. Esponenti con incarichi istituzionali così deprivati del senso del limite e così sprezzanti nei confronti di chi è nel bisogno, non potranno a lungo governare e presto sperimenteranno la fuga per difetto di cultura democratica. 

O no?

Severo Laleo


L’ignoranza di Milan Kundera: nóstos e sesso

 


Caro Scapece,

sai l’altro giorno ho preso in prestito on line, e quindi subito letto,

L’ignoranza di Milan Kundera solo per un suggerimento molto convincente

di un vecchio amico (in verità dire amico è troppo, forse è più giusto

dire compagno di studi all’università).

Vuoi sapere le mie impressioni?

All’inizio sono stato con piacere sorpreso dall’incalzare sinuoso 

della sua scrittura, dalla sua attenzione alle parole, alle lingue, 

alle situazioni esistenziali dei suoi personaggi intrecciate

con le situazioni della storia, e ancora colpito dalle tante domande sospese 

intorno alla vita dei suoi personaggi.

Ho subito anche il fascino della struttura della trama, ben organizzata

per tenere il lettore sempre preso nelle spire dal racconto. 

Per non dire di immagini di grande effetto, penso al “cineasta del subconscio” 

e al suo lavorio, e penso all’”emissaria dei cimiteri”, alle pagine sulla vita 

dell’uomo e della sua durata dalla quale dipende la sua visione,

all’importante presenza della “conversazione” nella coppia

e alle sue conseguenze quando si interrompe; e penso a tante altre interessanti,

ben ordite e ben dette, osservazioni,

qui e là disseminate lungo il racconto, soprattutto gestite da una sorta

di proteiforme scandaglio nei territori della memoria

e delle sue presenze/assenze/orizzonti.

Eppure, sebbene la scrittura riesca a destare la tua attenzione 

e l’abilità narrativa mai stanchi, la conclusione, tutta consumata in due incontri

di sesso anomali, non convince, non soddisfa, appare un gioco facile e leggero, 

evanescente, e inaspettato dopo una partenza sulla potenza del nóstos

la sofferenza dell’esule.

D’accordo, non è mestier di lettore -potresti dirmi- di scegliersi le conclusioni,

ma sarà pur libero il lettore di sentirsi insoddisfatto, o no?

Ecco, a me è successo. E vabbé!

Un abbraccio

Severo

lunedì 24 luglio 2023

Alberto Nunez Feijòo, il popolare dell'anomalia

Mai come questa volta è necessaria, persino in altra terra europea, la consulenza politica del professor Gianfranco Pasquino. Sì, perché il capo del Partito Popolare spagnolo, Alberto Nunez Feijòo, dopo aver vinto le elezioni, sale sul palco e parla con orgoglio alla sua gente osannante e, infervorandosi troppo anche per sé stesso, elenca i risultati del suo successo elettorale, concludendo il discorso, dopo aver citato nome per nome i Capi di Governo precedenti tutti quali vincitori di elezioni, con un'espressione davvero inconsueta (e pericolosa) per un uomo esperto di politica. Ha infatti incautamente esordito sostenendo l'esistenza di un' "anomalia" nel sistema spagnolo, se da vincitore delle elezioni non dovesse poter  governare, e quasi minaccia il Psoe di non ostacolare "il governo della Spagna"!

In breve, se non gli si consente di governare, tutta la Spagna cadrebbe nel disordine più assoluto.

Ma è possibile che si possa ancora confondere, anche tra chi per mestiere dovrebbe conoscere le regole, la vittoria elettorale con il diritto/dovere di governare? Quante volte il professor Pasquino deve ancora insistere, spiegando a noi italiani, e aggiungiamo ora anche agli spagnoli, che a varare i governi sono i parlamenti e non gli elettori, uomini e donne? E che per questo motivo sono tutti e sempre governi politici, perché votati in Parlamento?

(Gratta, gratta e spesso sotto un popolare si nasconde un fautore dell'autoritarismo! Quasi una maledizione.)

Forse il popolo spagnolo è più avanti di questo leader "vincitore", e saprà accogliere, con soddisfazione o con disperazione, l'esito, qualunque esso sia, del parlamento spagnolo 

Se non sarà questo leader, dimentico della Costituzione, a governare, potrebbe benissimo essere il suo rivale socialista Sanchez; alla Camera dei Deputati la decisione.

O no?

Severo Laleo

martedì 18 luglio 2023

Antonino, la Nave Spirituale e la “sirena infernale”

 



Antonino, sant’Antonino, uomo di chiesa, arcivescovo di Firenze (1446-1459)

e fondatore del Convento di San Marco, Pierozzi di cognome,

scrive nel 1450 un opuscolo (un trattatello) “La nave spirituale”,

indirizzato alle “donne di Annalena”, una Malatesta quest’ultima,

Anna Elena, orfana da tenera età, cresciuta in casa di Cosimo dei Medici,

vedova giovanissima di Baldaccio d’Anghiari e madre addolorata

per la morte del suo unico figlio ancora bambino.

E perché Antonino scrive questa Nave? Per conforto e guida

proprio della piccola comunità femminile

(le donne di Annalena, appunto) raccoltasi, per fuggire un mondo

non benevolo, nel Palazzo di Annalena, fuori Porta Romana,

successivamente trasformato in monastero.

Con il passar degli anni, “le donne di Annalena” furono ammesse

all’abito delle suore domenicane sotto la regola del terz’ordine

nel 1454, in tutto dodici compagne.

Il nostro Antonino ebbe, nella sua vita di studi morali e di teologia,

di pastore fiorentino, di guida spirituale di anime

un’attenzione non sporadica per “il mondo delle donne della società

napoletana e fiorentina.”

E non solo, indubbiamente. La fama di pastore infaticabile e saggio,

disponibile a intervenire con consigli ponderati nella soluzione delle questioni

della sua arcidiocesi e attento ai poveri vergognosi con l’istituzione

per sua volontà dei Buonomini di San Martino, gli valse il titolo familiare

di Antonino dei consigli.

In questa veste di pastore dai buoni consigli, e di dotto teologo, per richiesta

esplicita, con tanta affezione, di Annalena, si presta a scrivere,

quasi a dispense, semplici e essenziali ammaestramenti (esortazione)

per consolidare nella fede, e nella pratica religiosa,

appunto le donne di Annalena.

La Nave, con tutte le sue parti (timone, albero, vele, etc.), è la metafora

del viaggio di una giovane donna, scelta dal Signore tra il popolo,

verso il porto dove incontrerà il suo fidanzato e celebrerà le nozze,

se avrà saputo mantenere la sua promessa di fedeltà fino in fondo.

E’ perché il viaggio raggiunga il suo porto, servono tutte le necessarie

accortezze durante la retta navigazione: l’Obbedienza (timone), l’Amore/Timore

(i “bracci” del timone), l’Albero (amore di Dio), il Bordone (carità verso 

il prossimo), le Corde (tentazioni), la Vela (speranza), la Gabbia (fede), 

la Lettura santa e devota (carta dei naviganti), l’Orazione (bussola che guarda 

alla tramontana), la Confessione (sentina), l’Umiltà (castello della nave), 

la Perseveranza (àncora), il Dispregio dei sensi (sirena).

(Quanto sopra scritto è tutto ricavato dalle pagine di presentazione/introduzione al libro 
La nave spirituale” di S. Antonino Pierozzi domenicano, Arcivescovo di Firenze” a cura 
di Giacinto D’Urso o.p., edito da Giampiero Pagnini, Firenze, 1998.)



Ebbene, la domanda qui, senza nulla togliere al valore spirituale e religioso 

del testo antoniniano e al suo scopo educativo/esortativo, è semplicemente 

questa: qual è, nel 1450, se è possibile cogliere, la “visione” di un uomo, 

sia pure di Chiesa, nei confronti della donna?

Ecco solo qualche rapida osservazione.


Un popolo di maschi e femmine

Racconta Antonino che il popolo, liberato, dal Signore, dalla schiavitù 

del peccato, gli corre incontro per onorarlo e ringraziarlo; tutto il popolo 

gli corre incontro, scrive Antonino, “tutti, maschi e femmine”, senza differenza

alcuna. Ora, solo in questo brano il popolo per Antonino è l’insieme 

di maschi e femmine, forse strumentalmente specificato, perché tra quel popolo 

il Signore sceglie “una giovane, figliuola d’un povero uomo e molto mal vestita, 

e gli piacque tanto che s’innammorò di lei”.

L’esortazione a ben vivere, scritta per le donne di Annalena, è rivolta anche

al popolo intero. In questo nostro breve cammino, questo poco e breve

tempo che dobbiamo starci”, tutte/i dobbiamo “ingegnarci a spenderlo sempre

in buone opere”; e bisogna “avere pazienza” durante il cammino, senza mai 

perdersi “nelle lusinghe e piaceri che ci porge questo mondo fallace 

e ingannatore”.

In verità per tutto il testo il termine “uomo” è usato per indicare il “genere 

umano”, eppure, in qualche caso, quando è importante sottolineare la totalità 

del genere umano, Antonino usa il termine “persona” (l’amore per il prossimo 

è l’amore verso “ogni persona”) o ancora l’espressione “ogn’uomo 

e ogni femmina” (tutte/i bisogna saper leggere l’insegnamento d’amore 

di Cristo). 

Ma quando parla di resistere alle tentazioni, vien fuori spontaneamente 

l’avverbio “virilmente” (torna più volte l’avverbio, sempre associato alla forza 

di resistenza contro le tentazioni), per dire la straordinarietà della forza 

da usare per non cedere, forza attribuita proprio all’uomo in quanto “uomo”. 

Anzi invita le donne stesse di Annalena a “resistere virilmente” alle tentazioni, 

quasi a negare alle donne una propria forza.


Le nozze

Al di là della metafora, appare evidente che il destino di una donna

-si confermino con Antonino i costumi di un’epoca ancora legata 

alla tradizione-, l’andare in isposa a un uomo, al quale promettere 

e offrire fedeltà totale. 

E’ Antonino comunque un uomo del suo tempo, se ancora conferma,

in passaggio a volo, “la perfidia de’ giudei o de’ pagani”!


I gaudi di Maria

Eppure, almeno in un passaggio, Antonino, dopo aver riempito la sua 

esortazione di esempi provenienti solo da padri, santi e beati, invita 

le sue figliuole dilette a meditare “qualche cosa devota dell’infanzia di Cristo, 

dei gaudi che doveva avere la sua gloriosa Madre nella infanzia di Lui, 

quando l’allattava, quando lo teneva in braccio, quando da lui si vedeva 

servire, sapendo lei che egli era il vero Figliuolo di Dio.”

Non più quindi solo il richiamo alla lotta virile contro ogni tentazione 

di deviazione dalla retta via, ma anche un suggerimento, per il buon esito 

dell’orazione, a meditare sui “gaudi” di Maria.

E a Maria dedica pagine intense. Scrive, in un passaggio, Antonino

E san Bernardo dice: ‘Perché tu, uomo, non eri degno di ricevere 

il Figliuolo di Dio, fu dato a Maria, acciò che per lei e da lei ricevessi 

ciò di cui avevi bisogno.’ Rimane Maria sempre un tramite tra  Dio 

e l’uomo, ma che tramite!


Il rispetto per Annalena

Nella Lettera di indirizzo ad Annalena e compagne è chiaro comunque 

il profondo rispetto con sincera stima di Antonino per Annalena; 

ecco le sue parole a testimonianza: “Questo mio piccolo e rozzo trattatello 

lo indirizzo a voi, Venerabile Madre. Non che io lo scriva a voi, poiché io 

vi conosco come tale che sareste più capacevoi ad istru ire me, che io voi; 

ma l’indirizzo a voi, affinché prima lo leggiate voi, e, se vi pare che ci sia 

qualche cosa utile a sostenere le vostre figliuole, allora lo presentiate loro 

per parte nostra. Ma se conosceste che non facesse per loro, vi do licenza 

che lo stracciate, a patto che voi preghiate per me.

Non pare solo un esclusivo tributo all’umiltà.


La sirena

Nell’ultima parte del trattatello Antonino affronta il problema del resistere 

alla “sirena”, ostacolo finale al raggiungimento del porto. Mai ascoltare 

le sirene -ammonisce il saggio Antonino-, perché portano alla morte.

E qui, a rappresentare le “sirene”, Antonino introduce “alcune secolari 

adornate”; in breve, donne pericolose per altre donne! Ma leggiamo 

direttamente per un lungo brano le parole di Antonino in quanto molto 

significative al nostro fine.

"Bisogna, dunque, essere molto vigilanti, stare attenti e non voler dare occhi 

né consentimento a nessun pensiero carnale e sensuale, che il nostro avversario 

ci mette nella mente, ma scacciarlo subito; e sempre far buona resistenza 

al principio dei pensieri, di non riceverli né dar loro luogo nella mente, 

ma scacciarli subito, perché chi non è così sollecito a fare, è inevitabile che si diletti. 

Il quale pensiero con detta dilettazione genera consenso e, dopo il consenso, 

si passa all'azione. E la consuetudine fa necessità, la quale genera scurrilità 

e sensazione, e detta scurrilità genera ostinazione, e dall'ostinazione viene 

disperazione, e la disperazione alla fine genera morte eterna. Sicché vedete, 

mie, che cosa è non resistere da principio ai pensieri e non voler turarsi gli orecchi 

della mente e non dargli udienza. Similmente, figliuole mie, molto vi incoraggio 

ad avere buona cura dei vostri sensi e massimamente del vedere; quando vedete 

venire al monastero alcune secolari adornate, turatevi gli occhi, perché esse sono 

a voi tutte sirene e vasi pieni di tentazioni. Fuggitele, figliuole mie, come se esse 

fossero dragoni e non v'acostate loro, eziandio se fossero vere vostre parenti. 

Pensate bene allo stato vostro e considerate che se siete spose di Dio, non vi è lecito 

avere familiarità con loro, eccetto quando venisse qualche donna secolare con vestimenti 

onesti, che avesse lo spirito che avete voi, cioè persone che non vi rechino novelle 

mondane, ma che si dilettino di parlare di Dio. Tali donne vi conforto bene 

a conversare con loro e consolarvi, perché molte maritate sono al mondo vestite 

con panni secolari, ma che sono in vita religiosa e fuggono molte volte le conversazioni 

e le tempeste che porge loro a ogni ora questo tempestoso mare di questo misero 

e ingannevole mondo, e vengono a voi, che siete nel porto sicuro e quieto della religione, 

per respirare e confortare un poco le anime loro fracassate dalle tempeste del mondo. 

Queste simili ricevetele con grande riverenza, perché Dio fa miracoli per loro, 

ché le fa ardere del suo amore nelle acque del pelago di questo pericoloso mondo. 

Leggete loro e dite qualche buon esempio, e industriatevi di rimandarle cariche 

di legna spirituali, acciò che con esse possano mantenere il santo fuoco di Gesù Cristo. 

Le altre che conoscete che abbiano spirito mondano, come dissi e di nuovo vi dico, 

fuggitele e siate con loro ben aspre, acciò che non vi tornino più, perché esse sono 

sirene pericolose alle anime vostre. Siatevi care e pensate che siete spose di Dio 

e che avete uno Sposo geloso, che non vuole che amiate né conversiate se non 

con la famiglia sua, cioè con quelle che Egli ha dato dello Sposo suo."

Altro non è da aggiungere. Resta ammirevole la sincerità di Antonino 

quale maestro rigoroso e insieme comprensivo, una guida spirituale 

di grande affidabilità.












E l'elemosina si fa Card

 La destra non dimentica mai di essere "destra", sia quando difende i suoi valori tradizionali (ormai tutti venduti al nuovo mercato politico, inventato, e per vent'anni e più gestito, dal ricco e prepotente Padrone), sia con i suoi difetti di sempre, conservati questi inalterati.

Ebbene questa destra, accortasi della contagiosa pericolosità, ai fini dell'estensione della dignità ad ogni persona in difficoltà economica, del reddito di cittadinanza, ha voluto trasformare, togliendo cmq ingenti risorse al contrasto alla povertà (una "vergogna" per Landini), quel minimo intervento economico di diritto alla dignità, in un intervento di continuità a una sudditanza caritatevole, ripetendo un errore già noto con la distribuzione di una miserevole card. 

E segna questa miserevole card il ritorno a un paternalismo caritatevole già definitivamente scosso e superato dalla civilissima idea (produttiva a sua volta di civiltà) del reddito di cittadinanza.

Il passaggio dalla sinistra (per quanto minima) alla destra è così significativamente rappresentato dal passaggio da una politica dei diritti a una pratica dell'elemosina.

I poveri, per la destra, devono stare al proprio posto e non possono esercitare una benché minima libertà economica, sia pure per la sussistenza, con un proprio reddito di cittadinanza.

Al contrario possono soltanto ricevere la card dell'elemosina, anche con qualche limitazione strumentale al raggiungimento di altri obiettivi! Senza vergogna, perché senza un'idea di civile empatia sociale.

Eppure in un paese civile, e l'Italia è un paese civile, l'attacco a un elementare diritto di civiltà da parte della destra pare ancora sostenuto da un diffuso gradimento elettorale. 

Sembra incredibile. 

Forse verrà tempo, e forse sarà presto, che le persone ragionevoli apriranno gli occhi e con garbo inviteranno questa destra, costruita nel berlusconismo, a fuggire dal governo.

O no?

Severo Laleo 

martedì 11 luglio 2023

Istituzioni sguaiate 4: il ministro Nordio

 



Dichiara pressappoco il ministro Nordio: "La politica deve smettere
di inchinarsi ai magistrati... per 25 anni il Parlamento ha rinunciato
al suo ruolo.” Proprio così!
Ma dove ha vissuto il ministro Nordio in questi 25/30 anni?
Non si è accorto che una parte del Parlamento, la sua,
ha votato leggi ad personam in continuazione per impedire
ai magistrati di svolgere il loro lavoro nell'interesse
non di Uno, ma solo della democrazia e della Costituzione?
(Nel web esistono gli elenchi di queste leggi, anno per anno, tanto
per dare un’idea a chi dimentica!)
E non si è accorto che il Parlamento, nel 2011, durante questo 25ennio,
è sprofondato nel baratro della vergogna,
quando la sua parte, la destra, in Parlamento
ha votato “Ruby, nipote di Mubarak”, sempre per salvare l'Uno?
E salvare da chi? Dai magistrati, anzi, meglio, da quel cancro della Repubblica
che sono i magistrati: non ricorda più il ministro?
Un voto inconcepibile in nessun altro paese civile e democratico!
Al contrario, quanti e quali sono gli “inchinidel Parlamento ai magistrati?
A volte le sguaiataggini pretendono di avere il volto dell'apparenza
argomentativa, ma in realtà sono ineleganti sfumature discorsive
per nascondere una faccia tosta ingiustificabile.
E restano comunque sguaiataggini pur in assenza di plateali volgarità.
Forse a breve anche il ministro Nordio capirà di aver accolto,
senza il necessario controllo della misura nel suo ruolo,
un'ideologia, sul punto, malsana e funesta per la democrazia: da fuggire!
E destinata presto a fallire.
O no?
Severo Laleo


venerdì 7 luglio 2023

Istituzioni sguaiate 3: il Presidente del Senato

Non si arresta il flusso di sguaiataggini provenienti dalle istituzioni (nostre?).

Oggi è la volta del Presidente del Senato Ignazio La Russa. Infatti, a proposito di una denuncia di violenza sessuale presentata nei confronti di suo figlio, La Russa, dimenticando di essere la seconda carica di un democratico Stato, non si limita al suo compito di svolgere con discrezione il ruolo di padre, ma interroga, inquisisce e giudica fino a esprimere un verdetto di definitiva assoluzione per il figlio, senza peritarsi di demolire il racconto della malcapitata giovane, presunta vittima, in quanto "drogata".

Oltre ogni misura!

La reazione della segreteria del PD è stata molto chiara e merita una citazione: "Al di là delle responsabilità del figlio di La Russa che sarà la magistratura a chiarire, è disgustoso - dichiara Schlein- vedere la seconda carica dello Stato utilizzare parole che tendono a minare la credibilità delle donne che denunciano a secondo di quanto tempo ci mettono per farlo. È segno di grave ignoranza e di mancanza di rispetto per le donne che denunciano le violenze. Non si può vedere il Presidente del Senato che legittima in questo modo i pregiudizi sessisti."

Forse questa occupazione delle istituzioni da parte di uomini/donne non brillanti per cultura istituzionale, non potrà durare a lungo in un paese, nonostante tutto, civile qual è l'Italia.

O no?

Severo Laleo 

giovedì 6 luglio 2023

Istituzioni sguaiate 2: fonti di Palazzo Chigi ...

 Questa volta a superare il limite della correttezza istituzionale e a sfoderare una nuova sguaiataggine è direttamente una nota proveniente da "fonti di Palazzo Chigi" (altra formula per nascondere una (ir)responsabilità indifendibile); si tratta di un attacco al "potere" della magistratura rea di svolgere il proprio dovere, comunque sia. 

Ebbene, con una sguaiataggine inaudita (inaccettabile per il PD), "fonti di Palazzo Chigi" si chiedono, con l'arroganza di un potere allergico ai limiti costituzionali, "se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione. E abbia deciso così di inaugurare anzitempo la campagna elettorale per le elezioni Europee".

Ancora una volta la cultura istituzionale

è del tutto assente.


Se questo è l'andazzo, forse questo governo quanto prima sarà costretto a una fuga con o senza ignominia.

O no?

Severo Laleo