domenica 27 febbraio 2022

La guerra a una dimensione: il potere maschile

 Giornalisti, analisti politici, e perfino uomini di Stato hanno definito Putin ora un paranoico, ora un criminale, ora un autocrate violento, anche se non mancano gli adulatori (e chi ha dimenticato le adulazioni!): per ultimo ieri Trump ha definito Putin un genio, un saggio! E vabbè. Evidentemente non appare sbagliato parlare/discutere di guerra cercando di addebitare le responsabilità ad un uomo, a quest'uomo, a quest'uomo criminale o, per qualche altro, a questo genio. E sui social gli epiteti per Putin abbondano e spesso non sono ripetibili. E così, quasi inconsapevolmente, molte/i esperte/i, pur al termine di analisi complesse, si trovano sempre a ricercare le cause  scatenanti della guerra nella personalità di Putin. Ma nessuno riflette sul fatto che non si tratta della paranoia, della criminalità di una persona, di un singolo uomo, ma in realtà della visione della vita e del potere propria di gruppi di maschi, sia politici sia militari, una visione palese, a volte ostentata, in una dittatura, nascosta e latente in una democrazia. 

Il potere dappertutto è saldamente nelle mani di caste maschili. E queste caste continuano ad avere una visione maschilista dei rapporti sociali ad ogni livello con tutte le conseguenze nella logica guerra/pace. 

Ma la guerra riguarda tutte/i, riguarda l'intero genere umano, a maggioranza di donne rispetto agli uomini, e non si può pensare che il potere di vita e di morte delle persone possa ancora dipendere esclusivamente dalla preponderante dimensione maschilista del potere. È ora di riconoscere anche la dimensione femminista del potere, potrebbe essere diversa, potrebbe portare novità. E poiché non sarà possibile al presente portare nelle sedi del potere la visione femminista del mondo e della storia, si spera possano tutte le donne del mondo organizzarsi e manifestare contemporaneamente in tante parti del mondo (hanno già dimostrato di saperlo fare) non solo per richiedere una parte di potere, almeno la metà, per incidere nelle decisioni fondamentali per la vita di tutte/i, ma soprattutto per esprimere il proprio punto di vista libero e forte su questa guerra, dando alle donne russe una sponda per una protesta decisiva e risolutiva, e per portare nelle relazioni tra persone e stati una diversa visione, non più dominata dal maschilismo. O no?


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