giovedì 22 febbraio 2018

Carcerazione e sicurezza




Già strillano a destra (e non solo), nei bar e a casa, a tavola, 
davanti a un televisore sempre più largo, i difensori del carcere 
ad ogni costo, sempre e comunque, 
magari duro, a seria punizione, e senza pietismi di sorta, 
di fronte all’approvazione della riforma carceraria,
in Consiglio dei Ministri oggi, 22 Febbraio, 
giorno della Cattedra di San Pietro Apostolo.

L’equazione è semplice: più carceri, più sicurezza.
Se la riforma dell’ordinamento carcerario crea condizioni
per il miglioramento della vita di detenute/i, 
allora non s’ha da fare.

Forse non è così. La carcerazione, a giusta pena di un reato,
quando chiude il/la condannato/a in una "cella" senza possibilità 
di sperimentare, secondo percorsi ad personam, vie d’uscita 
per misure alternative, nel rispetto della dignità della persona, 
diventa senza senso e avvilente.

Il grado di avanzamento del processo di civilizzazione di un Paese
è leggibile anche nell'estensione della "cella": quanto più questa è elastica,
tanto più il Paese è civile, sempre nel rispetto del principio universale
della dignità della persona.

O no?
Severo Laleo

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