Hanno perso la vita, nella cabina dal panorama splendido,
quattordici persone.
E la causa, nell’ipocrita incredulità tragica, è ora a tutte/i nota:
la corsa ad acchiappare solo e sempre soldi. Comunque.
E per far soldi, si sa, i freni sono l’ostacolo.
E gli occhi si devono chiudere.
E così, mentre il processo di civilizzazione di una società moderna
imporrebbe a ogni persona, qualunque sia il suo compito/ruolo,
il rispetto di una “cultura del limite”,
al contrario, il nostro paese continua a procedere senza freni.
Non ci si ferma davanti a niente. Dov’è il limite?
E gli esempi sono anche in alto, tra chi ha responsabilità di governo.
Le dispute tra tutela della salute e “esigenze economiche” (?),
in quest’era di covid, sono quotidiane; e per mediazione si sceglie
la strada del “rischio ragionato/calcolato”, dal significato truffaldino,
invece della strada delle azioni di sicurezza, sempre, nella difesa
della vita delle persone.
Sul Mottarone il rischio ragionato/calcolato ha portato la morte.
Perché pare abbiano ragionato sul rischio.
La cabina lasciata senza freni è la metafora di un intero Paese.
Un po’ dappertutto, per scelte temerarie e per egoismo violento,
si registra una corsa a distruggere/aggirare l’idea civile di un limite,
insieme con conseguenti sue norme e suoi controlli,
di quel limite che recita semplicemente “niente contro la persona”,
ora nell’assenza di protezione/sicurezza delle persone sul lavoro,
ora nella criminale manutenzione dei nostri ponti sulle strade,
ora nella pericolosa semplificazione nelle norme per gli appalti,
ora nell’opposizione di classe a una pur timida richiesta di una nuova
tassa di successione.
Per ogni decisione/azione la domanda dovrebbe essere sempre:
qual è il limite?
La riflessione politica sull’importanza di una “cultura del limite”,
sempre in continuo aggiornamento, in dibattiti democratici aperti
e trasparenti, è fondamentale e non può dipendere da ipotesi
di un vantaggio puramente monetario (il vantaggio economico può essere
il risultato di un più complesso studio e non potrà prescindere
dall’obbligo di garantire prioritariamente l’integrità della vita reale delle persone).
E in questo blog non si ha timore di affermare che se ci fossero state donne
di pari numero degli uomini là dove si è deciso di “togliere i freni”,
forse la cabina sarebbe ancora al suo posto.
O no?
Severo Laleo