Caro Scapece,
come va? tutto bene?
vedo che sei diventato proprio pigro!
Ma come, ti chiedo
via Whatsapp, per essere rapido,
un aiuto a
individuare un buon suggerimento bibliografico
su Roberto
Bracco, e tu decidi di prenderti tempo?
E vabbè, resterò
in attesa.
Sai, di Roberto
Bracco non so nulla: ho trovato per caso il suo nome,
leggendo, per
tutt'altra ragione, le Lettere di Piero Gobetti
alla sua Ada,
e mi ha colpito un
suo giudizio molto duro, dell'estate del 1922,
appunto su Bracco;
e mi è venuta voglia di saperne di più,
e ho deciso di
prendermi una pausa di studio sull'argomento,
sia per capire il
perché di un giudizio così severo da parte di un autore,
Gobetti, che
per me è un importante punto di riferimento culturale
e
etico-politico, ma anche per
conoscere un po' più da vicino questo povero
Bracco e veder quel che ha
combinato di così tanto improponibile;
tra l'altro si
tratta di un figlio della tua (e un po' mia) terra.
(Il richiamo delle
radici funziona sempre!)
Ho già letto la sua
commedia "La fine dell'amore", un’opera
considerata "valida
nella sua leggerezza" da Gobetti
stesso,
e ne ho gradita la
lettura, ma vorrei anche leggere qualcosa
sulla sua storia
personale di uomo, di giornalista, di artista:
so che saprai consigliarmi.
Intanto, a proposito di giornalismo, indovina
cosa ho letto in questi giorni?
Il Portavoce
di Rocco Casalino. "Come mai?" so già
che mi dirai.
Ti sembrerà strano,
ma sono stato spinto alla lettura da un senso
di
curiosità e di latente rispetto nei confronti di una
persona
che nella sua qualità di semplice portavoce veniva attaccato
come se fosse responsabile della politica del governo;
ed erano attacchi
semplicemente di rigetto della persona, astiosi,
e senza un motivo
esplicitato.
Mi son chiesto: che
c'entra il portavoce con il Presidente del Consiglio?
Avrai sentito anche
tu tante volte dire con scherno "il governo Conte-Casalino"!
Un fatto inusitato,
non s’era mai sentito finora un attacco combinato
al Presidente del
Consiglio e al suo portavoce. Come mai?
Che sarà mai questo
portavoce!
In verità, poiché
ad attaccare con disprezzo il portavoce erano persone
notoriamente use a
un linguaggio infantilmente violento, nella maggioranza
e nelle opposizioni,
avrei potuto anche lasciar perdere, ma la curiosità,
e
quell'atteggiamento istintivo di difendere chi è colpito senza
motivo,
hanno dettato la
scelta.
E leggendo ho capito
fino in fondo tutta la volgarità dei suoi detrattori.
E questo è il
miglior esito della mia lettura, sul piano etico e politico,
a prescindere dalla
storia personale del Portavoce, anzi dell’ingegnere
Casalino. (Scrivo il
titolo per intero non solo perché ho letto tanto soddisfa
il nostro, ma anche perché, da
persona del Sud, so quanto sia gioiosa
soddisfazione, un
po’ canzonatoria, tra uomini, scambiarsi vociate
con dei gran
"dotto', ingegne', professo', avvoca'".)
Infine, non avendo
mai seguito una sola puntata del Grande Fratello,
non avevo alcuna
necessità di superare pregiudizi vari.
Il libro nasce, a
mio parere, da una voglia semplice, e pare sincera,
di raccontarsi, di
dire cioè a molte persone, attraverso un impegno di scrittura,
a volte sofferto,
altre volte leggero, comunque importante, il suo “caso”,
essendo l’autore
il primo a meravigliarsi di tutto il suo percorso di vita,
indubbiamente fuori
dal “normale”. E, nonostante il racconto di tanti fatti
molto personali,
qualche volta inopportuni nel dettaglio cronachistico,
al punto da crear
disagio al buon lettore, ma da dar gusto al palato dei gossipari,
(si dice così?)
trovo nell’aggettivo “limpido”, spesso ripetuto,
la chiave di tutto.
Limpido, per il nostro ingegnere, in assenza
di una dichiarata
ideologia, raccoglie il senso di una visione della vita,
anche nel suo lato
politico. L’idea di una “limpidezza” pensata, cercata,
praticata convince,
se la convinzione non è l’effetto della sua capacità,
come racconta
sempre di sé, di “intortare” le/gli altre/i.
(Segue emoji
dell’occhiolino!)
Credo non abbia
Casalino pretese letterarie: per lui il racconto è tutto.
Eppure le pagine
sulla scuola in Germania e in Italia, nel Sud,
la corsa al cimitero
sulle ali di un’idea di “perdono”, la gioia vistosa e
vera
(a scrivere è
direttamente la gioia stessa!) del suo chiacchierare con la Merkel
(che fa bene a
stimare profondamente) con quella voglia fanciullesca di sbattere
un forte “hai
visto?” sulla faccia dei suoi compagni di scuola tedeschi,
quelle pagine,
ripeto, sono molto gradevoli.
Grazie alla teoria
della “complessità”,
cara al nostro ingegnere,
anche Rocco è
solo da capire e non da giudicare a occhio;
e per me è (stato)
un compito facile, sia per il mio mestiere,
sia per un nostro
comune passaggio di vita, questo, riguardante la morte:
“Mio padre aveva cinquantatré anni. Io ventidue” Uguale!
Senti Scapece, alla fine, mi
va di augurare all’ingegnere di fare tanta strada
ancora, perché capisco che
questo gli piace molto, senza mai dimenticare
però la limpidezza, idea-forza semplice,
vincente anche quando si perde.
(Ma vale solo per chi si azzuffa!)
E se, caro Scapece.
questo ingegnere ha davvero un fiuto particolare
“nell’individuare
al primo colpo i fuoriclasse”, certo non perderà colpi.
Ma per il suo sogno
di “una meravigliosa storia d’amore” forse gli
basta
uscire da sé e donarsi:
per tutte/i cosa un po’ complicata.
O no?
Ti saluto, caro
amico, e buone cose,
Severo