venerdì 4 aprile 2025

Di tal Carrasco "il verso di ade"

 Caro Scapece, 

come ti va? Hai già assorbito i colpi del ciclone sbandato Trump? Mah! Certo, viviamo tempi abbastanza difficili, forse pericolosi, e comunque rozzi di violenza; eppure, e tu già sai, nonostante tutto, io sono abbastanza ottimista: credo nella serenità della maggior parte dei giovani, uomini e donne, e nel fatto che abbiano interiorizzato così fortemente, e quasi naturalmente, il desiderio di libertà che non penso si faranno turlupinare da questi nuovi ricchi giocatori d'azzardo autoritari e sciovinisti fuori tempo massimo.

Sembrano queste nostre nuove generazioni tutte schiave degli smartphone, delle piattaforme social, in verità, proprio quelle piattaforme, quei canali social hanno dato alle nuove generazioni un'impronta nuova di libertà, non facilmente addomesticabile. E vabbè, su questo ti linko il mio "La guerra, i capi e le/i governate/i" e cambio discorso.


Parliamo di cose più divertenti. 

Mi è capitato l'altro giorno di leggere un piccolo libro giuntomi a casa a seguito di affettuosi suggerimenti. Il titolo è "il verso di ade", così tutto minuscolo, di tal Gunther Maria Carrasco, per i tipi di déclic, e già qui siamo di fronte a qualcosa dal sapore musicale. 

Ho letto tutto d'un fiato (ah, se mi leggesse tal Gunther!), ma, alla fine, devi sapere, mi sono divertito, anche se sono caduto nella trappola di voler capire il perché della lupa e del vano. Ma ho subito lasciato il cupo per tornare al gioco. All'esperimento. Non so se dire letterario o semplicemente di scrittura. In ogni caso godibile. Nel risvolto di copertina troverai la "sinossi". Eccola, così avrai un'idea chiara anche del testo: "Volevano solo fare colazione Pardo e sua figlia Ade. Ed ecco che la piccola scompare in modo oscuro. Pardo si mette in cerca, e non lui solo. La quête sarà popolata da un satiro su una poltrona a rotelle guidata dalla forza di volontà, da un dubbio maresciallo con il suo inseparabile pappagallo, da una nonna nottambula e da un nonno sognatore. E la mamma? Dov'è finita la mamma? La mamma adesso è No. Una cosa alla volta. A complicare il tutto, un'epidemia di versi in volo. E Manichino, scusa, non lo dici? Sicuro, Ade, anche Manichino, ma non nella sinossi: un po' più in là". 

Bisogna ammettere, caro Scapece, noi siamo abituati a narrazioni "sensate", rischiamo quindi di chiudere ogni ascolto dinanzi a qualsivoglia "diversità". Così, mentre troppi nel mondo vogliono ristabilire l'ordine fisso dualgender, ben venga a dirsi l'ampio mix di generi. Rompere i confini è sempre salutare, anche per la gioia di raccontare. 

Gioiosamente😉 la lingua di Carrasco è usa capriolare libenter fino all'estremità del foglio, dove si inarca in una verticale mai pericolosa; e per forza, perché la mente ricerca comunque il suo ordine nel marasma delle braghe voraci della lingua. E si illude Trump di usare il martello di Pavone per uccidere il vocabolario americano; la lingua è sempre libera, non si piega, è compos sui, e ogni operazione è operazione nulla, operazione stanca, operazione alla valditara. L'utente (libera/o) costruisce sempre il senso (democratico) laddove tutto si destruttura e si sfracella: non praevalebunt!

Potrai anche essere colpito da un settenario e tramortito da un endecasillabo, ma l'incolumità è salva, perché saprai resistere fino alla fine estendendo i significati. Il senso della vita è qui: cammini e cammini, cadi e ricadi, procedi e procedi, e per cosa? Per conquistare la fermezza: nessuna/o tocchi la libertà!

Altrimenti si rischia di svanire.

Eppure la maestria alta di tal Carrasco prende il sopravvento sul gioco, ad esempio, nella descrizione/incontro con il maresciallo, descrizione preziosa e pregiata, dove perfetto è l'equilibrio tra "eloquio" e "chiappette", tra suoni e sensi, anche se robusto è l'inchino ubbidiente e disciplinato ai limiti sintattici. E torna al successo l'ordine. E tutte/tutti con taxi!

Non ti aggiungo altro, e si potrebbe. Perché tanto altro c'è. Ad esempio, se vuoi leggere pagine di delicata cura e d'incanto d'amore, non perderti il seguito a partire da "la prima volta andò a sbattere sul vetro".

Vabbè, ora te l'invio "il verso di ade", divertiti!

Stammi bene,

tuo Severo




1 commento:

  1. Severo Laleo (molto gioiosamente e leggiadramente severo), io la ringrazio per questa bella recensione. Che è bella perché è la prima e che è bella perché mi fa vedere cose che non potrebbero esistere senza qualcuno che si dia la briga di leggerle regalando loro un'esistenza (e anzi rischierebbero di svanire nella solitudine di chi le ha immaginate senza specchiarsi e colorarsi nelle iridi di altri). Tutto questo giro di verbi per dire grazie, Severo, grazie mille volte! Con riconoscenza: Gunther Maria Carrasco

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