mercoledì 16 aprile 2025

Si vis pacem para democratiam

 "Vedo nel triangolo Usa, Cina, Russia la presenza di diversamente fortissimi e deprecabilissimi elementi, congiunturali e strutturali, di autoritarismo. Credo che la conclusione adeguata del come reagire se vogliamo la pace consista nel suggerire, richiedere, cercare di introdurre elementi di democrazia, di diritti e doveri e loro osservanza, nella pratica interna e nel sistema/ordine internazionale. Si vis pacem para democratiam".

Così oggi chiude il suo articolo Gianfranco Pasquino su Domani. E da pacifista convinto, e non a corrente alternata, trovo la proposta nuova e da accogliere subito, anche se è difficile immaginare possa avere successo in questi tempi di crisi della democrazia. Rimane cmq un memento importante per il futuro, si spera prossimo.

Eppure al termine "democratiam" si potrebbe aggiungere l'aggettivo "paritaria", nel senso di una democrazia costruita, a ogni livello, dalle assemblee/parlamenti alle sedi di giunte/governi, su istituzioni dove la presenza di uomini e donne sia perfettamente alla pari, sino ai vertici, dove al "singolare" (il capo o la capa: monocratismo) si sostituisca il "duale" (bicratismo: un uomo e una donna).

Perché? Perché l'attuale assetto istituzionale è figlio esclusivamente della cultura maschilista/patriarcale e ha certo bisogno di una riforma.

E una conferma dell'origine maschia delle istituzioni può leggersi anche nell'articolo di Pasquino, inserito in un dibattito da altri aperto e più ampio. In realtà -si racconta- i tre leader mondiali, Donald Trump, Xi Jinping e Vladimir Putin sembrano ormai coinvolti dentro una "sfida" tutta di tipo machista, quasi imprigionati da una necessità culturale ad personam. E in questa sfida, scrive Pasquino, "chi si dimostra chicken, vale a dire fifone, sarà costretto a lasciare la guida di quel sistema politico, a maggior ragione se l'aveva conquistata promettendo il ritorno della grandezza del passato".

Se questa è la realtà (con i conseguenti gravissimi rischi per il mondo intero), è forse il caso di incrementare sì le regole della democrazia, e soprattutto nella direzione della parità uomini/donne, almeno per superare i limiti propri di una visione solo maschilista del "potere". E potrebbe il "potere" stesso esser visto forse come un "bene" (e non più come un "male").

O no?

Severo Laleo

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