Mentre tutto intorno sembra di corsa cambiare,
almeno questo è il ritornello, e già s’agita
il “nuovo” dell’avvenire,
per l’astuzia della storia,
tornano i “gentiluomini” con i riti segreti degli antichi patti.
E sì, ormai è chiaro a tutti, l’Italia e il
suo futuro assetto costituzionale
sono semplicemente, d’ora in avanti, sempre
più,
nelle mani dei “gentiluomini”. Naturalmente maschi.
E i “gentiluomini”,
a dire del capogruppo di Forza Italia in Senato,
anch'egli gentiluomo, i “gentiluomini”, appunto, sono Renzi
e Berlusconi.
E’ solo grazie a questi due “gentiluomini” se il ddl Boschi di riforma costituzionale
è
stato approvato. Tutto il resto è contorno insipido,
coreografia pomposa,
sceneggiata urlata. A partire dal
Presidente del Senato. Peccato!
Tutto il resto non serve: i “gentiluomini” hanno forza per
decidere da soli.
In questo senso non mancano le dichiarazioni
di soddisfazione.
Soprattutto nella destra berlusconiana
(in verità nel Pd qualche motivato sussulto di “libertà
di voto” ha aperto
un qualche spiraglio contro il conformismo di sempre: almeno non si
potrà più,
grazie ai dissidenti Pd, continuare a dire, con Gobetti,
che gli italiani hanno animo di schiavi).
Ed ecco le dichiarazioni. Inizia il gentiluomo Paolo Romani:
“Il voto di oggi è la dimostrazione che Forza Italia è
protagonista
e fondamentale, senza di noi non ci sarebbe stata la maggioranza“.
E continua, trionfante: “Mi auguro che l’asse con il Pd terrà
anche sull’Italicum perché
il patto fra Renzi e Berlusconi
è un accordo fra gentiluomini”.
Proprio
così.
E la soddisfazione di Forza Italia continua anche nell’animo del
nostro Premier,
ormai sicuro, grazie
a 183 senatori, tra i più “vecchi” del Senato
– i senatori “nuovi” non hanno votato-, di non trovare più ostacoli
sulla strada
di cambiare l’Italia e pazienza se gli arnesi sono i più vecchi
possibili.
E anche il metodo.
Eppure
l’affermazione del nostro Premier
"nessuno
può più fermare il cambiamento"
è il segno evidente di una latente,
per ora, sconfitta politica.
In realtà la via del cambiamento è senza tracciato
sicuro,
perché il destino dell’Italia non dipende più dal dialogo istituzionale
libero
e aperto di un Parlamento, non dipende più da una condivisione giocata
con la nobile arte della politica, coinvolgente anche quando i voti sono
divaricanti, non dipende più dalla forza
di argomentazioni convincenti, ma dal
patto con Silvio Berlusconi.
E segna
una frattura insanabile. Forse ora, nell'attimo, gradita ai più,
perché solletica
la rabbia con l’invenzione della semplificazione.
Ma il controllo del voto non
può durare all'infinito.
E gli infingardi di comodo dell’oggi saranno gli
infingardi di comodo domani.
Chissà, forse il “nuovo” giunge già vecchio
e oscuro, se per “cambiare”
il Paese c’è bisogno solo dell’accordo tra due “gentiluomini”.
Come una volta, con una stretta di mani. magari democratica.
O no?
Severo Laleo
P.S. La senatrice a vita Elena Cattaneo ha motivato la sua astensione
individuando con
serena lucidità tre aspetti critici del percorso legislativo:
"il contesto generale di scarso ascolto e il
linguaggio inadatto",
"un dibattito troppo condizionato da strategie di
governo e di partito",
un progetto "tecnicamente pasticciato e
frettoloso, non in grado di indicare l'esito,
l'assetto, l'equilibrio, la
visione del nuovo assetto costituzionale".
E ha aggiunto: "Non mi convince la non elettività
dei senatori, non mi convince
la modalità di elezione del presidente della
Repubblica”.
Da condividere in pieno.
O no?
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