Troppi tra noi sono ancora abituati a ragionare
con la cultura
maschilista e/o maschile. E troppi anche nel governo,
a prescindere dal genere di ministri e sottosegretari.
Specie in questi tempi bui di leaderismo
approssimativo
e urlato, solo per Maschi Alfa. E in Italia, oggi, tutti i leader
sono Maschi Alfa.
Un esempio di dominante visione
maschilista/maschile è dato
dal ddl la buona scuola. Il disegno di legge
ha un obiettivo
di “novità”
(si fa per dire: in realtà è un ritorno a un autoritarismo
maschilista del
passato) di fondo: l’introduzione della competizione
tra docenti in vista di un
miserevole merito.
In breve si tenta di introdurre, insieme alla
carota
di un miglioramento economico di vergognosa
indicibile misura,
il bastone di un controllo culturale e politico attraverso una rivalità permanente e divisiva
tra persone di cultura operanti
in un ambiente di
cooperazione, empatia, cura e dedizione
ai minori.
Il massimo della contraddizione, ma coerente con
una visione autoritaria del potere maschile. Se analizziamo il disegno di legge
da un punto di
vista di una cultura di genere è facile notare quanto
sia tracotante, appunto, l’imposizione
di un modello maschilista/maschile (a competizione avvilente) a
una struttura, ormai anche a livello di dirigenza, ad alto tasso di presenza femminile (a cooperazione di cura).
Se l’etica femminista ha prodotto l’ "etica
della cura",
proprio in opposizione all'ossessione della competizione,
forse la battaglia perché la scuola
pubblica, con tutti i suoi limiti,
non si trasformi in azienda privata, è anche
una battaglia
per la democrazia paritaria. Di donne e
uomini. Alla pari.
O no?
Severo Laleo
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