lunedì 4 aprile 2016

Elogio (antico, rituale, irriflesso) del monocratismo. E il rifiuto (irriflesso, immotivato) del governo duale





Scrive Eugenio Scalfari nell’editoriale del 3 Aprile:
«Il tema della democrazia è stato più volte riproposto
da quando Renzi ha preso il potere nel 2013 come segretario 
del Pd prima e di presidente del Consiglio poi.
Da allora Renzi comanda da solo con il suo cerchio magico 
composto da suoi più fedeli collaboratori. Ho più volte criticato 
questa tendenza autoritaria, connessa anche
ad una riforma elettorale maggioritaria e ad una riforma 
costituzionale di trasformazione- abolizione del Senato. 
Fermo restando - per quanto mi riguarda - la più netta 
contrarietà a quelle due riforme (elettorale
e costituzionale) ho invece rivisto la mia contrarietà
al comando solitario. L'ho rivista per due ragioni: la prima 
riguarda l'estrema complessità dei problemi che oggi ogni 
governo deve fronteggiare nel proprio Paese, in Europa
e nel mondo.
La seconda sta nella constatazione che una società globale 
complica ancor più la complessità dei problemi
e la maggiore rapidità necessaria per risolverli.

Ma c'è una terza ragione: in tutto l'Occidente democratico 
esiste un Capo che comanda da solo: il cancelliere 
in Germania, il premier in Gran Bretagna,
il presidente della Repubblica in Francia, il presidente 
degli Stati Uniti d'America. Solo per ricordare gli esempi
di maggiore importanza. Questi esempi non configurano 
dittature: esistono contropoteri adeguati: i Parlamenti,
le Corti costituzionali, la Magistratura. Questi poteri ci sono 
e vanno comunque rafforzati. Entro questi limiti l'esistenza 
di un capo dell'Esecutivo che sia al timone non desta 
preoccupazioni».

Scalfari, quindi, dopo anni di riflessione e studi, scopre
la necessità, per la soluzione in complessità/rapidità
dei problemi, di avere “un capo che comanda da solo,
sia pure entro dati limiti”. Scopre, in una parola,
la necessità della continuità storica del monocratismo
al Potere (anche se “sunt … certi fines”).
Ma qual è l’origine del monocratismo? E’ forse un’origine 
animalesca? Un’origine esclusivamente causata
dal primordiale dominio del Maschio Alfa? Un’origine istintiva, 
naturale, fuori logos e civiltà?
L’organizzazione sociale del Potere pare comunque  
ancora riflettere quell’origine, sia pure con tutti i limiti raccolti 
dalla Storia lungo il suo percorso.
Il monocratismo sembra essere l’esito naturale
di una storia tutta al maschile, e insieme l’esito culturale
di un assoluto predominio del maschilismo, soprattutto
nelle istituzioni del Potere.  
Si può ancora sperare di risolvere la complessità
dei problemi con una struttura di Potere di tipo monocratico
con un’origine così marcata sul piano dei generi?
Non è auspicabile tentare di superare il monocratismo
con un Governo Duale? Un uomo e una donna
al Comando da soli?  Sempre of course entro definiti limiti.
Ognuno può liberamente immaginare la portata
delle conseguenze a cascata nei comportamenti sociali
e di relazione. E ogni persona, soprattutto se di cultura 
liberale e di sinistra, in quanto impegnata nel processo
di estensione della democrazia reale, non può lasciar cadere 
nel vuoto la riflessione nel merito.
Forse difendere il monocratismo,  proprio a partire 
dall’Occidente, non è il massimo.
O no?

Severo Laleo

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