martedì 19 febbraio 2019

Un imbroglio a Cinque Stelle





Il M5S, almeno nei suoi big, è finalmente sollevato e allegro,
ha superato la prova Rousseau,
eppure non sa forse di ridere della sua fine. O almeno di una sua mutazione.

Sì, perché il voto su Salvini (si fa per abbreviare) ha dimostrato l'esistenza
di una frattura profonda, chiara e precisa, immagino irrimediabile,
tra due modi di intendere la politica,
almeno a livello degli attivisti partecipanti al voto online.
E forse anche tra chi ha votato nel 2018 il M5S.

Dei 52.417 votanti, il 59% ha consapevolmente ritenuto corretto
l'operato del Ministro Salvini, che, “per redistribuire i migranti
nei vari paesi europei (parole esatte inserite nel quesito),
ha "ritardato" (eufemismo per non dire “vietato/impedito”) lo sbarco
di 177 migranti, persone migranti.
In parole semplici, il 59% ha ritenuto corretto, giustificabile,
ammissibile usare persone, come mezzi/strumenti, per ottenere
il fine politico di distribuire i migranti nei vari paesi europei.
E ha ritenuto, quel 59%, che l’usar persone come mezzi fosse
per la tutela di un interesse dello Stato”.
Pericoloso stravolgimento di un principio di civiltà!

A quel 59% è bastato il rischio di perdere il governo
per dimenticare d’un colpo il principio etico
di rispetto della persona umana,
tornando a esercitare, arzigogolando, l’arte degli imbroglioni.

Per fortuna, il 59% è solo una parte degli attivisti del M5S;
toccherà all’altro 41% tenere alto l’onore del Movimento.
O no?
Severo Laleo

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