Il Presidente del Consiglio Draghi ha nominato, senza ripensamento
alcuno, cinque uomini nella "nuova struttura tecnica"
per la gestione dei fondi in arrivo per la realizzazione del PNRR.
Cinque maschi su cinque!
Eppure Draghi sembrava aver capito nei suoi discorsi d’inizio
governativo, l’importanza di superare la disparità uomo-donna
non solo a livello salariale e occupazionale.
Infatti nel discorso programmatico di governo esposto
al Senato, Draghi sostenne: "Una vera parità di genere non significa
un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge: richiede
che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi".
Con quali proposte e con quali atti il nostro PdC ha inteso/intende
superare il fariseismo e garantire "parità di condizioni competitive
tra generi"? Azzerando la presenza di donne e dimenticando così
di garantire, attraverso presenze maschili e femminili,
“una visione della cura” anche là dove, in economia,
è oltremodo necessaria?
Perché non nominare sei persone, tre uomini e tre donne,
magari a sorteggio, da un elenco di persone, disponibili
a domanda, estremamente qualificate per titoli e esperienze
professionali? Si possono correggere errori così gravi?
Dov’è l’autorità di Draghi, valente servitore di Stato?
Non c’entra la politica, non c’entrano i partiti, c’entrano i flussi di potere
sempre vivi dentro ambienti sempre chiusi e dominati da maschi.
Il maschilismo è duro a morire. Anche per Draghi.
I maschi restano al proprio posto e le chiacchiere di Draghi
già volano nel vento.
O no?
Severo Laleo
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