Anche io sono dalla parte di Karima,
ma senza confondere sacro e profano, senza scomodare il Vangelo.
Il Vangelo è per la salvezza dell’umanità,
ma per Ferrara, il Vangelo, è per la salvezza di Silvio Berlusconi.
Eppure anche io sono dalla parte di Karima,
anzi sono stato dalla parte di Karima,
almeno fino al giorno della sua maggiore età,
quando diventa, e solo allora, Ruby.
E sono stato dalla parte di Karima,
non solo per scelta personale, ma per imposizione di legge.
Nei confronti dei minori esiste un solo comportamento giusto,
ed è il rispetto della Convenzione sui diritti dell'Infanzia,
al di là di ogni visione etica e delle personali convinzioni morali.
Non esiste, davanti a un minore, per legge, la possibilità di esclamare:
“Sono fatti suoi”. Ma Ferrara non conosce al Convenzione.
La Convenzione, all'art.34, prevede, da parte degli Stati, un impegno
"a proteggere il fanciullo contro ogni forma di sfruttamento sessuale"
e a adottare ogni misura "per impedire:
a) che dei fanciulli siano incitati o costretti a dedicarsi a una attività sessuale illegale;
b) che dei fanciulli siano sfruttati a fini di prostituzione o di altre pratiche sessuali illegali;
c) che dei fanciulli siano sfruttati ai fini della produzione di spettacoli
o di materiale a carattere pornografico".
Chiarissimo, dunque.
E il rispetto della Convenzione è un atto dovuto
soprattutto da parte dei "servitori" dello Stato,
e il Presidente del Consiglio, quale primo "servitore" dello Stato,
ma abituato purtroppo a vestire solo e sempre l'abito del "padrone",
non ha saputo capire e rispettare i diritti di una minorenne,
quando è apparsa al suo cospetto di “primo servitore” dello Stato;
svelando d'istinto la sua profonda inadeguatezza rispetto al ruolo,
al di là di ogni ipotesi di reato (concussione e prostituzione minorile).
Ogni altro pubblico “servitore” dello Stato, conscio dei suoi doveri,
al suo posto, si sarebbe comportato meglio,
pena l’allontanamento cautelare dal posto di lavoro.
Ma non sono più dalla parte di Ruby, quando sceglie liberamente,
da maggiorenne,di usare il suo corpo per "vivere",
perché l'uso del proprio corpo per vivere (o vivere meglio)
è comunque una rinuncia, consapevole o no, all'esercizio della propria libertà,
in quanto realizza una dipendenza totale dal volere di un'altra persona,
più ricca e potente, in un diseguale scambio,
inaccettabile in una società civile di liberi e uguali.
La vendita del corpo (e dell'intelligenza), per qualunque ragione,
realizza sì un "profitto", ma spoglia la persona di dignità.
"Meno male che Silvio c'é" canta allegro e libero e intelligente Ferrara.
Ecco dunque il nostro tempo, anzi il tempo berlusconiano,
che ha distrutto i confini entro i quali la cultura,
etica e persino economico-giuridica, aveva protetto l'idea
di dignità e libertà della persona,
per aprire l'era della “casa della libertà” in Arcore,
ed eliminare ogni residuo di una cultura del limite.
E forse ora di reclamare l’esistenza di un “limite”
– il rispetto della pari dignità delle persone-,
al di là del quale a nessuno sia consentito andare, specie se ricco e potente.
O no?
Severo Laleo
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