“Nel cantiere dell’alternativa non distribuiamo le magliette con i colori delle squadre,
ma apriamo piuttosto le porte anche a tanti altri che non vengono dai partiti
e che portano, competenze, esperienze di vita, ricchezza di cultura.
E in quel cantiere, insieme agli altri, proviamo a farci le domande giuste
e a darci le risposte giuste: non è forse questo il programma dell’alternativa?”.
(Vendola, Intervista a cura di Maria Teresa Meli, Corriere della Sera 8 Giugno 2011).
Apriamolo dunque questo "cantiere", questa “bottega artigiana”
con le sue maestranze, con i suoi progetti, con i suoi tempi.
Non abbiamo paura: il pericolo di confusione non esiste,
se ogni compito è rispettato.
Abbandoniamo l’idea antica dell’"orticello",
da coltivare in egoistico isolamento,
senza slanci ideali, senza sguardo comune.
Guardiamo avanti, a un'alleanza di "educazione liberale",
un'alleanza capace, cioè, di dare all'Italia di domani,
dopo il fascismo, il leghismo, il berlusconismo,
quel che nella Prima Repubblica Dc e Pci mai riuscirono a dare:
una visione e una pratica "liberale" della democrazia,
dove la responsabile serietà del civico comportamento
diventi costume diffuso di tutti. E segni una nuova modernità.
Torniamo a discutere di bene pubblico,
e buttiamo a mare populismi e trasformismi,
imparando a non correre solo dietro il nostro "particulare".
Uniamo tutte le forze “liberali” dell'opposizione, tutte,
per sconfiggere il populismo affaristico e spavaldo
dell'oggi berlusconiano, con il suo seguito a danarismo avvilente.
Svuotiamo con una larga intesa “liberale”,
la strategia dei “liberi servi” di Ferrara,
pronti a rinnovare, ancora una volta, l’inchino al capo.
Costruiamo un'alleanza aperta, di respiro "liberale",
con quanti condividono l’obiettivo politico
della trasformazione "liberale" del nostro Paese,
sia per salvare le nostre attuali istituzioni democratiche,
e insieme estendere i processi per una democrazia avanzata
(penso, ad esempio, alla pratica della trasparenza assoluta),
sia per concordare, con i possibili alleati, una via d'uscita,
rapidamente praticabile, di tanti giovani dal precariato.
Abbiamo il dovere di recuperare democrazia e libertà,
e insieme passione civile, reale e non virtuale,
tanto attesa e pretesa dalle nuove generazioni.
E questo è comunque un compito della sinistra.
Almeno bisogna tentare. E il tentativo inviterà alla chiarezza
e sarà un merito di Sel, anche se andrà male.
Ma a quel punto molti elettori avranno più argomenti per decidere.
O no?
Severo Laleo
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