“L’introduzione di un reddito minimo garantito
(in linea con la risoluzione del Parlamento europeo che chiede agli Stati membri
di inserire questa misura pari al 60% del reddito mediano nazionale)
è uno dei modi più efficaci per contrastare la povertà,
promuovere l’integrazione sociale
e garantire una qualità di vita adeguata alla dignità delle persone.
Un reddito minimo garantisce l’autonomia e la libertà di scelta,
toglie dalla ricattabilità del lavoro nero e dello schiavismo,
permette a una generazione di compiere scelte
non dettate dalla condizione economica della propria famiglia
e di avviare un percorso di crescita formativa, professionale e di vita
con una minima rete di protezione sociale.
Il reddito è il perno di un nuovo modello di Stato sociale,
basato su forti diritti di cittadinanza e su un rinnovato diritto al lavoro.”
Per ora, è il testo di un manifesto*, ma se tutte le persone giovani,
al di là delle collocazioni contingenti nella geografia dei partiti,
alleate contro gli sprechi per la velocità delle merci
a favore di un investimento per la serenità delle persone,
si battessero, subito e con continuità, per conquistare
il reddito minimo garantito,
la realizzazione dell’homo dignus aprirebbe a una nuova civiltà.
O no?
Severo Laleo
*Ieri la precarietà ora la vita. Manifesto contro la precarietà, a cura di SEL.
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