Leggo da “Famiglia cristiana”:
“Bisogna chiedersi, davanti alla questione dei licenziamenti,
chiamati elegantemente, con un eufemismo, “flessibilità in uscita”,
se il lavoratore è persona o merce…
Rivolgo un appello a livello parlamentare e a livello di riflessione culturale
perché si possa creare una rete di diritti e di protezioni più solida.
Del resto, di fondo, come ho scritto nella mia diocesi
in occasione di San Giuseppe,
siamo molto riconoscenti al ministro Fornero e al premier Monti
e ai sindacati per questo dibattito che ha riportato al centro il lavoro.
Ci hanno ridato la consapevolezza che il lavoro è un dono.
Ma c’è una parola chiave che deve rientrare: dignità. Per i nostri giovani
e per i loro padri che temono di essere licenziati per motivi economici.
Dobbiamo puntare su questo più che sulle paure.
Capisco che la declinazione di questi temi in una norma non è facile.
Ma è la dignità che attrae gli investimenti”.
Sono parole di Monsignor Giancarlo Bregantini,
arcivescovo di Campobasso-Bojano
e Presidente della Commissione Lavoro, Giustizia e Pace
della Conferenza Episcopale Italiana.
Semplicemente d’accordo. E la dignità sembra quasi diventare
un nuovo "fattore" di sviluppo/crescita economica.
O no?
Severo Laleo
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