Così si
esprime Matteo Renzi (ma non è solo nella convinzione), a proposito
dei voti
andati a Vendola al primo turno
delle Primarie. E, per dare
chiarezza
al suo discorso, aggiunge: “gli
elettori di Vendola più legati al voto
d'opinione, da Milano
alla Puglia passando per Roma, faranno
ciò che
vogliono loro, non ciò che suggerisce Sel…Gli elettori
non ascoltano i propri leader: sono liberi. E mobili…”.
Oddio, da
elettore di Vendola, sia pure per
voto d’opinione, sono molto
preoccupato
per la mia identità. Se Renzi, insieme ad altri, è
convinto
di prendere, nel libero mercato elettorale, il mio voto, solo perché, a suo avviso,
io sono un elettore libero e mobile e non ascolto il mio leader, qualcosa
non funziona nella politica
di questo Paese, noto nel mondo per aver dato i natali
a Pulicinella, il quale pur merita la
giustificazione della fame per le sue
piroette.
Qualche
precisazione s’impone, almeno a tutela della mia identità d'elettore.
Su un punto,
comunque, siamo d’accordo: tutti, tutti davvero, gli elettori
sono
liberi e mobili (ma nessuno può divinare dove si dirigono), e tutti,
tutti davvero,
gli elettori decidono se e quando ascoltare il proprio leader, a prescindere
dalla persona del leader (ma già
sento Renzi sorridendo ripetere il
suo personale
autorefrain: un vero leader…). L’accordo non è, al contrario, possibile su un altro
punto, cioè sulla
convinzione di Renzi di un passaggio
automatico,
senza
motivazione politica, di voti da Sel
alla sua parte di PD,
solo per un
bisogno di “rottura”, svuotando così di senso proprio
la
libertà/mobilità del voto. Ma la libertà di voto è tanto più libera
quanto più
sicuro è l’esercizio critico a fondamento della sua scelta.
E’ vero,
vent'anni di berlusconismo, hanno trasformato la nostra libertà
dell’esercizio
critico in tifoseria per un Capo, e hanno trasformato
il nostro ragionar
politico in inseguimento di sogni e illusorie promesse
di cambiamento
(si parlò, senza pudore, di “Rivoluzione Liberale”)
a tal punto da
poter molti oggi sperare facilmente passaggi da una preferenza
politica all'altra
senza un minimo di convincimento
politico.
Uscire dal
berlusconismo è imparare di nuovo a non seguire una “stella polare”.
ma ad aprire
gli occhi, ciascuno i suoi, a scelta, su un qualche problema reale.
Ho aperto i
miei e ho guardato (un po' a caso?) al lavoro.
Per
scegliere il PD di Renzi bisogna sicuramente
possedere un importante
“requisito:
l’ambizione di cambiare l’Italia”, anche attraverso un nuovo
diritto del
lavoro. Ma io,
elettore di Vendola, non posso
rassegnarmi alla semplice
ambizione di
cambiare l’Italia, riscrivendo articoli del codice civile;
io, elettore
di Vendola, e a prescindere da Vendola, ho un’altra ambizione:
dare
dignità di persona a tutti, senza
esclusioni, con il
lavoro, attraverso il semplice
rispetto della Costituzione. Per questo
sarò costretto a votare il vecchio PD
di Bersani se ha al
centro di ogni discorso di governo, in Italia e in Europa,
la creazione di nuovi posti di lavoro e soprattutto la tutela della dignità
di ogni persona nel
lavoro. E forse questa
centralità è davvero un cambiamento.
O no?
Severo Laleo
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