Finito il maschio Di Pietro, con in gola
raggelato, per colpa di/grazie a Report,
l’ultimo urlo, non più attivo, da PM, ma smarrito e
incredulo,
spettatore ormai della fine politica sua e del suo rivale
storico,
al termine di una lunga lotta senza tregua, da capopopolo a
capopopolo,
sciolto, appunto, nella crisi e negli scandali, il maschio
carisma
(dei soldi) di Berlusconi, insieme ai suoi "servi liberi",
rattrappito, da un pezzo, con maschio dolore, il dito medio di Bossi,
rinculati, in un recinto, ora, “democratico”, i Casini, i
Rutelli, i Fini,
una volta leader/padroni maschi indiscussi di
partito,
affannato per l’Italia il nonleader buon maschio Bersani,
oscurata, nella battaglia per le primarie, l’eccezione donna
Puppato,
nell'attesa, infine, di produrre, grazie alla prolifica Italia
illiberale,
il prossimo leader maschio, dal carisma soft, ma pur
padrone, Monti,
a contendersi il campo, ignari epigoni del
berlusconismo,
nel teatrino della politica, per metodo e arte, sono i maschi
Grillo e Renzi,
con il “vaffismo”, verso tutti, da una parte,
e con la “rottamazione”, verso l’interno del Pd, dall’altra.
E con parole d’ordine comunque contro, gradevoli all’orecchio
irato,
in continuo rimbalzo su media privi di scandaglio. Così va l’Italia.
E’ vero, pur hanno, i format di Grillo e Renzi, un programma,
di maschio piglio, ma spesso a
coinvolgere i più è la brillante affabulazione,
ricca di battute e sorrisi, volgari, da una parte, e affabili,
dall’altra,
per un obiettivo finale comune: sparigliare e vincere! Poi si vedrà.
Ma la democrazia è altro, e non è cosa solo da maschi.
Almeno così si spera, se prendiamo per buono l’impegno di
SEL:
“La premessa di
ogni discorso pubblico deve essere quella della piena
democrazia di genere,
riconoscendo pienamente la differente soggettività
delle donne e degli uomini, poiché il mondo
è costituito da uomini e donne
e non è possibile continuare nella rimozione
di questa evidente realtà:
la cultura e la dignità delle donne sono state
offese quotidianamente
dal maschilismo e dal sessismo che, ben dentro i
confini della scena pubblica
e dei luoghi istituzionali, hanno
costituito un architrave fondante dell'ordine
simbolico del discorso berlusconiano. La questione
della soggettività sessuata
non è il tema di una qualche compensazione in termini di “quote”,
ma la necessità di riscrivere insieme – uomini e donne – i codici delle
relazioni
e della politica.”
Forse
la fine del maschio italiano, almeno in politica, è vicina.
O no?
Severo
Laleo
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