Ci eravamo illusi. Il berlusconismo non è morto. E’ ubiquo.
Tocca tutti gli italiani. Specie se maschi e arroganti. E
ricchi.
E con un minimo di potere. E soprattutto senza cultura del
limite.
E tocca soprattutto i mille leader (conosco qualche eccezione,
e tra questi, in verità, Bersani,
l’antileader) di questo strano Paese,
i quali, inadatti a capire la differenza tra potere e servizio,
sanno solo associare alla propria alta persona,
grazie al tocco casuale del potere, tutte le qualità, e, privi del dono
del servizio,
riservare agli altri, tutti i difetti, tutte le insufficienze,
ogni inaffidabilità, soprattutto nel futuro.
Anche il nostro Presidente del Consiglio, professore e
tecnico,
Mario Monti, del
berlusconismo ha conservato il tratto fondamentale,
tutto italiano, illiberale, un po’ giullare, individualista,
avaro,
del “ghe pensi mi” e, in terra straniera,
dimenticando di rappresentare
un intero Paese, e la sua credibilità, lancia, arrogante, il
suo diverso
"non
garantisco dopo voto". Non
è il “ghe pensi mi” di Berlusconi,
è diverso, è il violino
solipsista di Monti, piccolo uomo, d'altezza normale.
Viene in mente un’espressione più vera, senza l’eleganza professorale,
del rappresentante principe dell’italianità egoista e cialtrona,
nel romanesco del buon Alberto Sordi, Marchese del Grillo:
“Io son io e voi non siete…”
O no?
Severo Laleo
P.S.
Monti, a onore del vero, trova in Qatar la correzione. Da
buon professore.
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