L'editoriale del direttore del
Corriere della Sera, De Bortoli,
ha avuto un'eco immediata e
straordinaria. Un po’ stranamente.
E' citato dappertutto. Anche con qualche soddisfazione,
e senza gelosie
giornalistiche.
Eppure esprime, al di là se vere o false, evidenti ovvietà
sulla personalità del Premier, note da tempo ai più.
Specie se avversari.
La notizia
dunque è solo nel fatto
che un intellettuale moderato abbia
voluto dar spazio
alla sua ritrovata sincerità rifiutando il gioco
dell’ipocrisia,
se non della piaggeria, diffuso
nella stampa italiana.
Eppure è possibile partire da De
Bortoli, dalle sue parole,
per andare oltre nella riflessione
politica, ad di là di Renzi
e della sua personalità. Oltre la
contingenza.
Ma prima della riflessione, dato il
peso politico dell’intervento
di De Bortoli, che non è nel suo
giudizio sul carattere del Premier,
vorrei esprimere un accordo pieno
sulla sua richiesta, sacrosanta,
e normale per un paese democratico e
civile, di conoscere
tutti i contenuti del Patto del Nazareno.
Non è possibile che il Segretario
del Pd e uomo delle istituzioni
in quanto Premier, possa concordare
con chicchessia,
e specie con un ex senatore espulso
dal Senato per indegnità,
e già tessera P2, una serie di
passaggi politici all'insaputa,
non dico degli iscritti a quel
partito, ma di tutti i liberi cittadini
(ogni iscritto al Pd dovrebbe
pretendere, pronto a ritirare
in caso negativo l’iscrizione, di
conoscere tutti i dettagli del Patto,
specie se il suo Segretario ha
sventolato con convinzione
la bandiera della trasparenza, bene
fondamentale per una democrazia
matura solo se non è nella disponibilità di
qualcuno).
In realtà, il Patto del Nazareno,
proprio perché determina
un programma, dovrebbe essere online.
Chiarito questo punto politico
riguardante la trasparenza,
obbligatoria sempre in politica, specie quando si
tratta di riforme,
ecco per punti la riflessione a partire dalle parole di De
Bortoli .
1. Scrive De Bortoli, e non credo
solo per fare un complimento
a questo Premier: “Una personalità egocentrica è irrinunciabile
per
un leader”. Ritiene cioè il direttore che l’egocentrismo
sia una qualità del Leader. Anzi
essenziale per un Leader.
Si può non essere d’accordo, anche
se intorno si sente diffusa
e comune l’idea della necessità per
un Leader di avere “forza
di
comando” e di decisione “senza
guardare in faccia nessuno”,
virtù dalle quali scaturirebbe la
capacità di governare il cambiamento,
a prescindere dal tipo di cambiamento.
Eppure se si riflettesse sulla
storia del potere e sulle sue modalità
di gestione, si potrebbe concludere
che se ancora abbiamo
istituzioni con un Leader “da solo al comando”
(anche per De Bortoli il leader da solo al
comando è una sciagura),
e che se attribuiamo al Leader egocentrismo, forza di
comando,
decisionismo, è solo perché il monocratismo, al
quale siamo abituati
da sempre, altro non è che l’esito storico del
maschilismo.
Senza millenni di maschilismo non
avremmo un “Leader
solo
al comando” né penseremmo mai di attribuire
al Leader la virtù dell’egocentrismo con tutti i suoi derivati.
Forse le cose sarebbero più avanti
per la democrazia
se al monocratismo si sostituisse il
bicratismo di genere:
a dirigere il governo (e i Partiti,
ad esempio)
non “un uomo solo al comando”, il monocrate, ma una coppia,
un uomo e una donna, ciascuno/a con
le sue qualità personali,
ma obbligati a dialogare/confrontarsi
prima di avviare
i processi della decisione.
E l’idea del Leader per forza
egocentrico crollerebbe subito
con gran vantaggio per la crescita
democratica della società
e per una sicura apertura a un
futuro diverso. Le conseguenze
a cascata in ogni campo sarebbero
notevoli. E s’aprirebbe
una strada per la democrazia mite e conviviale. Forse.
2. Il giudizio di De Bortoli: Renzi
“non può fallire perché
falliremmo anche
noi” non è condivisibile
perché non ha sostanza logica, e non ha sostanza politica,
non è
argomentato, è senza dati osservabili,
è solo quindi un’espressione insieme di
pensiero desiderante
e di pensiero temente, è un voler dire per forza
tra desiderio/augurio e
timore/catastrofe.
Altri, sempre senza logica e fuori arte della politica,
potrebbero esprimere un contrario giudizio e cioè:
Renzi “deve fallire, se vogliamo salvarci”.
In breve, chiacchiere morte.
O no?
Severo Laleo
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