Non so se la storia è vera, ma si racconta.
Un giorno di ottobre, in un paesino dell’Appennino,
un pomeriggio
senza vento, tutta la gente è al funerale. In
silenzio. Per la salita.
E’ morto Mastrantonio.
“Chi è? Come
mai tutta ‘sta gente?” chiede a Pasquale il suo amico
di spiaggia d’estate.
“Come chi è?
E’ il padre di Federico, l’ingegnere! Tutto il paese
gli voleva bene. E’ stato
un uomo bravo, bravo!”
“Scusa, ma
che ha fatto?”
“E’ una
storia strana. Questo Mastrantonio, boscaiolo, raccoglieva
e vendeva legna
da ardere, viveva da solo fuori paese,
un omaccione
di poche parole, tutto bosco e casa. Non se la faceva
con nessuno.
Un giorno nel bosco incontra una ragazza sbandata,
che piange
con un bimbo tra le braccia. Non si capisce bene se vuole uccidersi
o solo abbandonare
il piccolo. E’ tutta confusa.
Ma Mastrantonio,
quest’omaccione di poche parole, riesce a convincere
la ragazza a
non fare sciocchezze e a stare con lui. Oh, da non credere,
appena il tempo di
sistemare le carte al Comune e la ragazza sparì.
Il povero
Mastrantonio da quel giorno cambiò vita. Venne ad abitare
in paese e
si dedicò completamente, e sempre da solo, a crescere e educare
il suo
bambino, Federico. Era diventato, nel paese, Mastrantonio
il genitore
perfetto, padre e madre insieme, di Federico, il figlio del bosco”.
L’amico di spiaggia d’estate in corteo ammutolisce,
e china la testa, forse per la salita, forse per
le parole di Dolce e Gabbana,
ora a lungo rimuginate gelide e straniere nella sua mente:
“Non abbiamo inventato mica noi la famiglia.
L’ha resa
icona la sacra famiglia, ma non c’è religione,
non c’è
stato sociale che tenga: tu nasci e hai un padre e una madre.
O almeno
dovrebbe essere così, per questo non mi convincono
quelli che
io chiamo i figli della chimica, i bambini sintetici.
Uteri in
affitto, semi scelti da un catalogo.
E poi vai a
spiegare a questi bambini chi è la madre.
Ma lei
accetterebbe di essere figlia della chimica?
Procreare
deve essere un atto d’amore”.
Intanto Mastrantonio è giunto al cimitero e
sorridendo
viaggia verso il Paradiso. L’ultimo saluto con la sua
mano
callosa è per Federico, il figlio del bosco, il suo atto
d’amore.
Severo Laleo
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