mercoledì 27 gennaio 2016

Nota minima per Calabresi, neodirettore, a margine del suo Editoriale



Tutto condivisibile il suo Editoriale. D'accordo  Direttore.
La Repubblica continuerà ad essere un giornale criticamente
impegnato nell'estendere le libertà.
Eppure qualcosa d'antico, sempre lungo la linea immutabile
del conservatorismo, scorre nel suo discorso.
Basti quest'elenco (inevitabile, ma non necessariamente) di persone:
Scalfari (la lezione del fondatore), Mauro (esempio di dedizione),
ora Calabresi (con la sua valigia), e Montaigne, e Lippmann,
e Bornstein...

Perché riteniamo "normale" la solitudine del Direttore
(maschio, quasi sempre, rarissimamente donna, e comunque,
uomo o donna, sempre "gran solitari"!)?

Perché non alleggerire l'eroica solitudine del direttore
con una condirettrice?
Esiste un'ipotesi di innovazione in questo campo?
Ad esempio, una direzione duale: un uomo e una donna.

Forse il monocratismo maschilista è anche una lontana concausa
della "grande banalizzazione" dell'oggi.

O no?

Buon lavoro!

Severo Laleo

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