Caro Scapece,
vedi? dopo “Memoria di Ragazza” sono di nuovo alle prese
con Annie Ernaux e la sua “La donna gelata”.
Che dire di primo acchito già a inizio lettura?
Si è di nuovo di fronte a un raccontare semplice,
senza sbalzi, proprio di chi segue in ordine le linee essenziali
delle cose, delle persone e delle sensazioni.
Un raccontare, potresti anche dire, almeno all'inizio, da lettera
di confessione di un’innamorata in prova a una persona
da amare, con tutto l’entusiasmo di chi vuol dire
le “sue” cose in "verità", eppure la narrazione, nel suo proseguire
inesorabile, scandita dai nuovi fatti di vita matrimoniale,
riesce a coinvolgerti e a tratti sembra assumere, in qualche modo,
i ritmi/toni dell’epopea (forse esagero un po'!), sia pure del vivere quotidiano.
La scrittura quindi ha sempre il suo fascino, e sempre il suo ritmo
fondato ora sul susseguirsi degli eventi ora sulle pause brevi,
acuminate a volte, comunque illuminanti delle riflessioni.
Il tema questa volta è semplicemente la “differenza” uomo/donna,
visibile soprattutto nel tran tran della vita in comune (non solo),
una differenza presente ab antiquo, ma impossibile da superare,
anche quando si riesce a prendere coscienza della sua reale esistenza,
ma la sua vischiosità è così penetrante da rendere inutile ogni tentativo
di intessere nuove relazioni alla pari.
Proprio per la specificità del tema non poche volte si avverte,
a scapito dell’intensità soggettiva del racconto, il cedimento
al tasto della denuncia. E, quando questo avviene, ti sembra
di leggere solo un’analisi, lucida e partecipata, di una femminista
nella sua opera di disvelamento della realtà. Scrive A.Ernaux
“Una conclusione cinica e razionale, è questo il matrimonio,
scegliere tra la depressione dell'uno o dell'altra, deprimerci
entrambi è uno spreco. Con altrettanta evidenza, il mio posto
è accanto al bambino e il suo al cinema, non è il contrario.”
Ti dirò, caro amico, nonostante il tema in sé si possa ritenere
difficile da gestire sul piano letterario, pur tuttavia quel saper
dire la “propria verità” con turbamento ribelle e razionale,
dentro la ricerca di una radicata aspirazione alla “libertà”,
ancora non prevista da chi si trova intorno a te, dona alla scrittura
di A. Ernaux una sua coinvolgente gradevolezza.
Ciao Scapece, ora ti saluto, stammi bene e alla prossima,
il tuo Severo.
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