Stefano Feltri, in un articolo su Domani sincero e appassionato (almeno così a me pare) nel quale il già giovane pacifista spiega le sue ragioni per stare con l'Ucraina contro il "pacifismo di questi tempi", dopo condivisibili e sensate osservazioni sulle quali, in un contesto dato per immutabile, si può senz'altro essere d'accordo, così scrive a conclusione: "L’Italia e l’Unione europea non sono fondate sul pacifismo, ma sulla vittoria in una guerra per la libertà che ha permesso di costruire un progetto di pace".
In altri termini, se vogliamo difendere libertà e democrazia, dobbiamo, per il buon Feltri, "vincere" la "guerra", al di là di ogni possibile immane tragedia, sempre "per costruire un [altro] progetto di pace". In una parola, il pacifismo è un'illusione, se non un imbroglio.
E non s'accorge così, il nostro, di essere prigioniero della "vecchia storia", di guerre infinite e di trattati di pace a seguire, mentre il mondo pacifista, anche a partire dalla stessa fondazione "sul mai più", tra dolore e speranza, dell'Europa, aspira a disegnare/costruire un nuovo corso della "storia senza guerre".
Possiamo noi persone dell'occidente (ma non è solo una nostra prerogativa) alimentare le guerre, e questa, con le sue pericolose e trascinanti alleanze, tra Ucraina e Russia tra le altre, con il pensiero fisso di difendere, a ogni costo, proprio così, a ogni costo, democrazia e libertà?
E che beni sono democrazia e libertà se costano morte, distruzione e non garantiscono di per sé, senza l'eliminazione della possibilità della guerra, la sopravvivenza del genere umano?
La democrazia.
Se l'autocrazia non ha bisogno del, né chiede il, consenso delle persone tutte per decidere un'aggressione e una guerra, quale deve essere al contrario il comportamento di una democrazia? Non deve forse, su una decisione così importante, avere il consenso espresso di tutte le persone esplicitamente sul punto? Quale consenso esplicito tra tutte le persone, misurato e valutato, ha in Europa e in USA il programma di alimentare la guerra tra Ucraina e Russia? E da noi in Italia?
La libertà.
La libertà è un bene insopprimibile. Il problema, in caso di aggressione, è solo nella durata della sospensione delle libertà a causa di un'aggressione. Quanto costa garantire una "libertà" immediata e continua, da subito, con la guerra, contro un'aggressione, rispetto a una limitazione temporanea di libertà recuperabile pienamente in un tempo più lento e lungo con l'obiettivo di non uccidere persone?
Ha scritto nel 1937 Vera Brittain, spiegando il suo pacifismo: "La guerra, o la preparazione alla guerra, non è una politica, è una confessione di bancarotta delle risorse della mente umana".
Sì, la guerra è sempre una confessione di bancarotta delle risorse della mente umana.
O no?
Severo Laleo
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