Caro Scapece,
lo so, tu hai le tue perplessità, sei stato chiaro nella tua ultima lettera, tra l'altro ben conosco i tuoi gusti letterari, ma non dirmi niente, a me Annie Ernaux, la scrittura di Annie Ernaux, piace.
È vero, la sua scrittura sembra (anzi è) sempre una confessione continua, quasi un diario aperto, di racconto confidenziale, eppure quel modo di scavare nei ricordi, di "toccare" con le sue giuste parole le persone in genere, in particolare i propri cari, quel modo di "toccare" gli ambienti, le situazioni, i discorsi, come fa nel suo libro "Il posto", a partire dal tuffo veloce nella famiglia del nonno paterno fino a seguire la storia dei lavori di suo padre (fino alla sua morte), riesce a tenerti attento e partecipante nella lettura. E forse chi ha vissuto da bambino negli anni 50 trova anche un po' della sua "storia", specie se ha visto/frequentato ambienti "poveri". Conosce e racconta Ernaux sia le delicatezze generose sia le temporanee durezze, reciproche, dei suoi genitori, entrambe definite e limitate dal mondo del loro linguaggio; è continua, infatti, l'attenzione di Annie Ernaux alle espressioni linguistiche e ai modi di dire. E spesso lega i comportamenti delle persone al loro modo di esprimersi. Tutto questo insieme dà un'idea comprensibile della vita reale. Se esiste un'arte del dire, del raccontare, osservando, denunciando, soffrendo (nonostante una tensione al distacco), di quest'arte Annie Ernaux è esperta.
Se mai della sua scrittura si può dire che spesso è concentrata, forse per un'antica, latente sua sottomissione al giogo della "brutta figura", sul cogliere emotivamente le tante, a diversi livelli, differenze di classe, dinanzi alle quali si può provare fastidio, addirittura vergogna. E anche quando dalla precedente condizione si è usciti per andare verso una migliore altra condizione, presentata attraverso il possesso di oggetti/comodità, prepotente l'arte di scrivere là torna.
Conosco, caro Scapece, le tue idee, ma io continuerò a leggere Annie Ernaux. Ti terrò aggiornato.
Stammi bene e sempre buone cose.
Severo.
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