La guerra è sempre abominevole distruzione.
La guerra è sempre tragica morte di persone, combattenti e non combattenti, di ogni condizione (soprattutto, se non esclusivamente, di "povera gente": chi può sa sottrarsi!), di ogni età (insopportabilmente impietosa la morte di tante/tanti bambine/i).
La guerra amplia sempre la ferocia, in nome della "vittoria", fino all'eliminazione dell'altro.
La guerra trasforma sempre pensieri e parole in sempre nuovi escogitabili propositi di violenza.
La guerra alimenta sempre l'odio e coinvolge nell'abbrutimento totale i combattenti e nel mutismo complice gli alleati.
La guerra incrementa sempre la ricchezza di chi investe in armi, una ricchezza difficile da sostituire/riconvertire.
La guerra è sempre una spirale di violenze senza fine, e ritorna sempre dopo fasi di pace tra guerre.
La guerra è sempre un disastro imprevedibile, e può portare a totale distruzione.
La guerra è tutto questo e tanto altro di peggio, e resta ancora oggi, a partire dal suo nascere, da quel primordiale uccidersi tra fratelli, una questione tutta di maschi tra maschi.
È la guerra appannaggio totale di una cultura/visionedivita maschile. E cmq tutte le strutture di potere, in ogni luogo/tempo e di ogni tipo, sono state dominate dalla cultura di vittoriafinoallamorte degli uomini; tutte le guerre sono state decise da uomini.
Ancora oggi, sia nelle democrazie sia nelle "dittature" di qualsiasi forma, le decisioni di guerra spettano a strutture politico-istituzionali dominate da uomini, dove la cultura (in genere) pacifista delle donne è del tutto assente, perché è del tutto assente, e non è per caso, la presenza di donne nelle strutture decisionali. Dove dovrebbe essere "naturalmente" paritaria!
Eppure la cultura femminista ha trovato parole di grande saggezza contro le guerre (ma inascoltate e nascoste, perfino nelle scuole, dalla cultura dominante maschile), eppure voci di donne nella società esistono, anche in Israele e in Palestina. (Ed esistono anche uomini di pace!)
Si tratta di donne "costruttrici di pace". "Sono le donne di Women Wage Peace, fondata in Israele nel 2014, e di Women of the Sun, nata nel 2021 in Palestina. Due realtà che lavorano insieme per non cedere all'odio e creare consapevolezza, cercando di aprire alle donne una strada nell'arena politica e nei negoziati. Donne che raccolgono i pezzi di ciò che rimane dalla distruzione che travolge ogni cosa attorno a loro. Creano legami, dentro e fuori dalle loro comunità, cercano di ricomporre, ricucire, ricostruire." Così scrive Sara del Dot su Domani del 14 Ottobre.
Forse la guerra sarà bandita definitivamente dalla storia dell'umanità, quando all'"ascia" di guerra del maschio, pronta a uccidere/eliminare l'altro maschio, si sostituirà la "parola" di pace della donna nel coro generale e paritario di tutte le "parole".
O no?
Severo Laleo
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