lunedì 3 febbraio 2025

Poesia e fede in Nicola Prebenna, Per cieli nuovi e Terra nuova

 Caro Scapece, è un po' che non ci si scrive, ma, lo so, è colpa mia: dietro ai nipoti ci si dimentica degli amici (forse più scusa che verità!). So cmq di essere perdonato.

Credo di averti in altra occasione già parlato di Nicola Prebenna, anch'egli uomo di scuola, e studioso e poeta. E mio amico: un'amicizia nata tra i banchi delle scuole elementari e, seppur non coltivata negli anni per le diverse, lontane strade di vita, ha tacitamente conservato intatta l'intensità antica di un tempo. L'altro giorno ho ricevuto l'ultimo suo libro di poesie, "Per cieli nuovi e Terra nuova", Terebinto Edizioni, 2024. 

Ora, di questa raccolta di poesie vorrei brevemente parlarti, anche per invitarti a leggerle, magari con quella vaga idea, a volte propria di che è avanti negli anni, di credere di non morire e basta. Avrai sentito anche tu il giornalista Aldo Cazzullo, autore del fortunato "Il Dio dei nostri padri", dire, immedesimandosi in suo padre che sentiva di dover dare conto a Dio, di avere una "speranzella" di ritrovarlo, Dio. No, il mio amico Nicola non ha una "speranzella", ha una "visione" della "vita e oltre", dove "la voce infinita del Padre" è presente e certa e "tutti avvolge e tutti consola". "La vita e oltre" è il titolo della sua poesia, credo, testamento; coinvolgente, è da riportare per intero. "Avvolgetemi nel calore dei versi/che ho deposto nel solco del tempo/e della mente; lasciate che il corpo/si muti conforme alle leggi di natura;/l'anima mia disseminata nelle parole/e trapiantata nelle poche opere/qui e là germinate conforto riceva/dal memore pensiero e dall'affettuosa/immersione nella vita che fu/e che ci vide congiunti alla conquista/del bene e intenti a fuggire/il male e i suoi frutti./Dal fondo della tomba anzi tempo/prenotata illumina il buio del vostro/presente la fioca luce della pietà/che su voi veglia e che lontano/repelle il momento dell'incontro,/che pure un giorno avverrà, ma meglio/ per voi se dopo una lunga corsa/ad inseguire voci implumi di bimbi/e conquiste audace del cuore/proteso all'eternità./

Nel calore dei versi e delle parole/nella luce che dal tumulo si irradia/e nel filo esile della memoria/che in voi alberga e si nutre, si perpetua/la vita, la nostra vita, quella/che da sponde opposte e lontane/dell'universo si congiunge nell'attimo/dell'incontro che si fa eterno/e ci sbalza nel regno dell'infinita/voce del Padre, che tutti c'avvolge/e tutti consola./

E la pietra vuoto sepolcro rimane."

Tutta la raccolta è pervasa da una religiosità essenziale, dove la preghiera trova sì il suo posto, non per un isolarsi dal mondo, ma per implorare "bontà e fraternità". In parole e atti. Leggi anche "Il mio regno" e forse concorderai con me. 

Eppure una poesia soprattutto mi ha molto toccato, forse per fatto biografico, perché quasi mi ha trasportato sui banchi della nostra originaria amicizia, dove mi par di vedere Nicola, con i suoi occhi vivissimi, guardate lontano, al suo orizzonte. Eccola, con il titolo "L'orizzonte si apriva": "Entrando nel regno delle prospettive/ possibili mi sono smarrito nei tanti/anfratti che racchiudevano tutti/un segreto e poi ho scoperto/che identica era la disposizione di cuore/a colorare di prospettive reali/l'orizzonte che s'apriva allo sguardo; ed ora il servizio sacro, ora l'amore/per il sapere, ora l'ardore della santità,/ora la scelta della dedizione/ estreme variazioni si facevano/all'ansia di bene senza limiti./E non cessa l'ardore di inseguire sempre/e dovunque il bene intravisto e inseguito./L'animo si riconforta.

Ecco, caro Scapece, questo è il Nicola che ho conosciuto una volta: a questo Nicola ho voluto e voglio ancora bene. 

Leggimelo "Per cieli nuovi e Terra nuova"!

Stammi bene!

Severo

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