venerdì 21 febbraio 2025

Sylvie Goulard, le "mamme", la pace e altro

 Chi ha seguito stamani Omnibus sulla 7, avrà anche ascoltato, sul finire della trasmissione, l'ottima intervista a Sylvie Goulard. Tra le molte altre riflessioni interessanti sull'Europa e le sue istituzioni, a un certo punto Sylvie Goulard afferma: "Avremo bisogno certamente di istituzioni che decidono più rapidamente, ma oggi la priorità è di andare avanti con una posizione compatta di fronte a questa nuova alleanza America Russia: e qui devo dire, come francese in una tv italiana, che sono stufa degli interessi nazionali, perché l'interesse di tutte le mamme italiane e francesi o tedesche o polacche è di assicurare ai figli un ambiente di pace e di prosperità...La battaglia non è tra di noi. La battaglia deve essere contro chi vuole distruggere le nostre democrazie e il nostro futuro. Dunque basta con questa visione nazionalista!"

Non manca certo di chiarezza Goulard, e di parole per il nostro futuro d'Europa. 

Eppure, anche se non riesce a fare baluginare condizioni di azione, colpisce, e non credo sia un caso o una maniera, quel suo riferirsi alle mamme in quanto, forse per esperienza di vita, per convinzione profonda, radicale, di genere -si potrebbe dire-, (le più) desiderose di pace!

Non si può non essere d'accordo. 

Il problema è capire quando questo conclamato/assodato desiderio delle "mamme" di "un ambiente di pace" per figlie/i  possa diventare, insieme con altre donne e persone, un impegno politico vivo, reale e in atto (e in futuro di riforma delle istituzioni).  Ma è un obbligo politico lavorare su questo fronte.

Si guardi la foto dei protagonisti di Riad: non esprime forse una "situazione" politica di un sol tipo? Ha da riflettere il pensiero dei femminismi e ha da prendere iniziative il movimento dei femminismi, ora, subito, sulla pace e, domani, con tempestività, al lavoro sulla riforma delle istituzioni di rappresentanza e di governo. 

È ancora possibile lasciare al caso la composizione degli organismi assembleari, senza la parità assoluta, uomini/donne, ed è ancora possibile fidarsi del monocratismo esecutivo, esito diretto del dominio maschile nelle istituzioni? 

Forse, se si vuole un futuro di pace, si può andare oltre le "abitudini" dell'esistente.

Se non ora, quando?

O no?

Severo Laleo

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