Lucia Annunziata è sicura, e su L’Huffington
Post confessa:
“Non infierirò su Silvio Berlusconi. Perché
non sono una fascista”.
Bontà sua.
E scrive: "In ognuno di noi esiste un
fascistello. È quello che ci fa godere
se siamo più belli e più forti di chi ci
sta davanti. È sempre lui quello
che ci induce a sfoggiare i muscoli, a
esercitarci contro quelli più deboli
di noi - i vecchi, gli stupidi, i brutti,
i poveri, i neri, le donne, i gay...
la lista è infinita. Ma il fascista più
fascista di tutti è a mio parere
quella pulsione
interiore che ci fa infierire
sui nemici vinti".
In ognuno di noi esiste un “fascistello”?
Mah! Io, non credo.
Anzi, sono certo, non può essere vero, anche
perché l'essere “fascista”,
per
giunta, non è solo una questione di carattere
o di "pulsione interiore".
Ho conosciuto, spesso tra adolescenti, a
scuola, "fascisti",
per scelta politica, a volte per
atteggiamento di protesta,
ma con un profondo senso del "rispetto"
umano, anche per i vinti.
Quel "fascistello" di cui
parla Annunziata esprime in realtà
solo la dimensione dell'ignoranza dei
diritti della persona
in un qualunque paese civile. “Infierire”
è incivile e basta.
Una persona può dirsi civile se sente il
dovere
non di “non infierire” su
qualsiasi altra persona, qualunque
sia la sua condizione, anche di “vinto”
(nel caso in questione,
per verità, convien ripetere: esiste una
differenza importante
tra “vinti”
e “pregiudicati”), ma può dirsi
civile se sente il dovere
di rispettare, in qualsiasi altra persona,
la dignità indivisibile propria
di ogni essere umano.
Non è un problema di “non essere fascista”. E’
un problema
di essere persona civile. Semplicemente. Una
persona può ben
dirsi “fascista” per un’idea della storia e
della politica
senza necessariamente sentire la “pulsione
dell’infierire”.
Forse non era necessario per Annunziata distinguersi per forza dall’inutile
e volgare parlare di Crimi, perché
il parlare incivile
non dovrebbe meritare attenzione. Purtroppo
viviamo tempi negativi,
nei quali per audience/incasso si dà ascolto a bambini urlanti e forbiti
in “maleparole”
con il risultato, ancor più negativo, di incentivare
il narcisismo mediatico di
spararla sempre grossa.
Crimi
non ha in sé necessariamente il “fascistello”;
non ha solo un’idea alta delle istituzioni,
anche se può sempre imparare. Forse.
Eppure, l'aver perso il significato serio
dei termini insieme
all’usare impropriamente quei termini (fascista da un lato, vinto dall’altro)
genera, ai fini della
comprensione del sentir democratico, molta confusione.
O no?
Severo Laleo
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