E' stato detto da un Segretario di Partito (il
nome è irrilevante,
perché non
è un discorso contra personam, ma vale per tutti e per sempre):
"Cofferati
è in Europa con i voti del Partito democratico…
… Io
rispetto la scelta, quando si perde fa male ma non si va via.
Se aveva
problemi sui valori poteva dirlo sei mesi prima
quando sempre
io l'ho candidato alle europee."
C'e'
troppo di vecchio in questo modo di ragionare.
Troppo, e sa
anche di muffigno medievale. Premoderno.
In una
democrazia nuova, aperta, moderna, ricca di idee,
e di
persone alla pari, non deve mai essere possibile che un 'Io',
sia pure
un Segretario, possa dire "Ti ho
candidato",
lasciando
presagire una condizione, per il candidato,
di
dipendenza assoluta e/o di gratitudine servizievole e ubbidiente.
La scelta
dei candidati non deve, in una democrazia libera
di persone
alla pari, essere affidata a 'Uno',
ma deve scaturire
da altri
metodi di selezione non vincolanti per nessuno.
Al Partito
certo dovrà toccare l'approvazione dell’elenco di candidati,
secondo
criteri definiti in anticipo e in trasparenza assoluta,
ma solo al
sorteggio deve toccare la scelta
delle persone.
Perché
solo il sorteggio rende liberi,
ostacola e frena il malaffare,
e può costruire
una comunità politica tra pari.
O no?
Severo
Laleo
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