L'affidabilità delle istituzioni in
democrazia
non può dipendere/appartenere alla
sensibilità,
alla bontà, alla “graziosità” delle persone,
anche quando si chiamano Berlusconi o Renzi,
e siano di destra o di sinistra,
ma deve essere definita con chiarezza e
garantita
da regole da rispettare senza eccezioni.
E chi salta le regole per sua
responsabilità,
diretta o indiretta, salta egli stesso,
in quanto ha governato con l’imbroglio.
Non esiste giustificazione per la doppiezza
nell’esercizio di una funzione pubblica.
La storia del salva-Berlusconi è figlia di questa antica
-il nuovo non è ancora giunto nei
paraggi-
visione italiana della democrazia, tutta
chiusa,
al momento opportuno, nel cerchio di oscuri
decisori
- il Consiglio dei Ministri è apparso in
questo caso
un paravento- e tutta affidata a un
decisore/capo unico,
un monocrate, al di là del nome pro tempore del decisore/capo,
e purtroppo non indigna più nessuno ormai
-anche se per fortuna gli indignados
esistono e in Spagna
diventeranno forza di governo, almeno si spera-.
Siamo troppo abituati, da sempre in Italia,
a seguire un leader,
solo perché bravo a tener banco, a vincere
–è questa oggi
la parola tanto magica, quanto vuota- , a
prescindere
dal reale progetto/disegno politico; anzi a
troppi, a destra,
a sinistra, a centro, proprio la figura del
leader “decisionista”
sembra di nuovo essere il giusto strumento per rendere
moderno il Paese.
Non è così. Moderno forse, ma non a
democrazia reale.
Un paese moderno e a democrazia estesa si dà
altre regole
per tutelare e estendere la democrazia “totale” e “conviviale”,
la democrazia cioè delle persone, tutte titolate,
alla pari,
passaggio per passaggio, attraverso un
reale esercizio
di condivisione (dibattiti nei partiti a
struttura democratica,
scioperi, referendum, manifestazioni, consultazioni
rapide
via rete), a contare nelle decisioni del Paese,
e non solo
con il voto ogni tanto e pure truccato.
L’indignazione appunto è il primo gradino
per il passaggio
da suddito con diritto al voto a persona
libera con diritto
di intervento per ogni decisione non
concordata
nel programma di governo presentato alle
elezioni.
Una democrazia moderna deve pretendere, per
evitare
i “salva-Berlusconi” e le “originali”
procedure per chiudere
i “salva-Berlusconi”, oggi, e chissà
quali altri furbastri
provvedimenti, domani, il rispetto di qualche
semplice regola:
1. Una persona con condanna definitiva,
anche se rappresenta
milioni di elettori, non ha titolo a incontrare una
qualsiasi carica
istituzionale per concordare, pubblicamente o in segreto,
una qualsiasi decisione pubblica da
prendere nell’interesse
del Paese: in democrazia non esistono
persone insostituibili.
Il contrario è un invito a cancellare il limite
fondamentale
tra chi rispetta le leggi e chi le leggi ha
violato. Ed è questa
una prassi possibile sono in Italia e senza
vergogna.
2. Ogni riunione del CdM deve essere pubblica,
sempre
in streaming, aperta quindi a chiunque
voglia seguirla,
e questo per stabilire una parità di
presenza,
pur a seconda del ruolo, tra le persone deputate
a decidere
e le persone deputate a seguire/controllare
le decisioni.
3. Infine, noti ormai i mali storici e
presenti del “leaderismo”,
è
ora di sostituire il Premier unico, salvatore o distruttore
di “Nazioni”,
a seconda dei punti di vista, in una parola,
a sostituire il monocratismo (che anche
nelle democrazie
moderne altro non è se non l’esito storico
del maschilismo),
con il premierato
duale, di coppia, un uomo e una donna,
in una parola, il bicratismo.
Il potere decisionale nelle mani di un “singolo”
tende a perpetuare l’idea di un potere per “potenti”
tra “potenti”, mentre in una democrazia tra
persone alla pari,
in una democrazia conviviale e
totale, il potere
è un servizio a tempo per il bene comune,
in trasparenza piena. E il pasticcio
arruffone e furbo, a responsabilità
unica di un Presidente del Consiglio,
è una prova gigante di un potere nelle mani
di un “singolo”
ad uso dei “potenti”.
E vien da chiedere come è stato possibile
giungere a tanto!
O no?
Severo Laleo
Per una cultura della galera direi. Altro che del limite.
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