parole per una "cultura del limite" a cura di Severo Laleo ... de tous temps penseurs, sages ou philosophes, ont cherché les moyens à s'opposer à la démesure (hybris) ... les convivialistes
sabato 24 febbraio 2018
Non gli resta che ... giurare
Chissà se il giuramento facile sia una prerogativa
della nostra classe politica.
Certo è che a non pochi leader (si fa per dire!),
in un modo o nell'altro, è capitato di sostenere
e rafforzare le proprie affermazioni e/o impegni
con un giuramento. Solenne, erga omnes.
E senza risparmiare i figli.
La "parola" evidentemente non basta più,
la credibilità è a zero.
E allora un giuramento può venire in aiuto,
anche se solo in un comizio,
per simulazione di un'investitura.
E' così che anche Salvini ha giurato,
da Presidente del Consiglio, per gioco.
"Mi impegno e giuro - ha gridato, con in mano
a pendolo un rosario- di essere fedele
al mio popolo, a 60 milioni di italiani, di servirlo
con onestà e coraggio, giuro di applicare davvero
la Costituzione italiana, da molti ignorata,
e giuro di farlo rispettando gli insegnamenti contenuti
in questo sacro Vangelo".
A parte la confusione gravissima e inammissibile
per ogni persona civile, credente o non credente,
tra affari di politica e insegnamenti del Vangelo
e le preghiere del Rosario (oltre ogni limite),
forse non c'è per nulla bisogno di giurare
per "servire il popolo",
basta solo, al popolo, restituirgli il potere.
O no?
Severo Laleo
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Hai perfettamente ragione! E' perlomeno ridicolo che sceneggiate e della peggiore qualità siano esibite in maniera plateale e senza ritegno. La parola si è liquefatta, ha perso consistenza, ma quel che è più drammatico non solo si è sciolta sulla bocca di chi la proferisce ma si volatilizza prima di giungere a destinazione. E il tormento persiste!
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