A proposito del
dibattito sul lavoro domenicale/festivo,
per ora limitato al
settore del commercio, intervenne, a suo tempo,
in linea generale, anche Napoleone,
esprimendo
-l’uomo, si sa, ha una sua grandezza!-
la sua visione
etico-politica della società.
Così scriveva nel
maggio 1807:
“Più
i miei popoli (ah,
quanti leader ancora oggi gridano: il “mio
popolo”!)
lavoreranno,
meno ci saranno vizi.
(la
salute morale dei popoli è sempre stato un vizio dei dittatori!)
Io sono
l’autorità [...] e sarei disposto a ordinare che la domenica,
dopo le
funzioni religiose, si riaprano le botteghe e le fabbriche,
e gli operai
tornino al loro lavoro”.*
Forse, comunque
giunga, una riduzione dell’orario di lavoro,
con la sua conseguente idea politica di stabilire un limite
all'attuale carico di lavoro, sempre più oppressivo,
a favore di un più ampio esercizio della libertà personale,
senza dubbio, ha un’anima di
sinistra.
O no?
Severo Laleo
* Ho trovato la
citazione in Paul Lafargue,
Diritto all’ozio; ovviamente
il
testo tra parentesi è mio.
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