Ormai non è
più una novità, anzi si avvia a diventare “norma”,
la #parità
donna/uomo nel Governo di un Paese:
Hollande,
rispettando la promessa elettorale
(di evidente
interesse per ogni elettrice, appunto, donna),
avrà un esecutivo
di 17 donne e 17 uomini,
sebbene
qualche ipercritico già calcoli i “pesi” dei diversi ministeri
(non vorrei
si inventasse il manuale Cencelli dei generi!).
Forse è ora
- ma il maschilismo nei nostri partiti è troppo radicato-
di estendere
questa “norma” al nostro Paese
e a tutte le
giunte degli enti locali, da Nord a Sud,
anche per il
suo valore, a livello politico e culturale, unificante.
Eppure
bisogna andare oltre. Qualcosa non convince in questa parità di governo,
elargita per
illuminazione o per promessa elettorale:
la parità
uomo/donna, in un organo di governo collegiale,
appare, ed
è, ancora una decisione personale e
“illuminata”
di un organo
monocratico, a prescindere dal suo genere.
Se non
irrompe, la parità uomo/donna, nel livello monocratico di ogni “governo”,
la nostra
società continuerà a restare imbrigliata
nelle antiche strutture di potere di
produzione maschile.
La scalata alla parità uomo/donna attraverso le quote rosa
non
riuscirà mai a scalfire la struttura maschilista
della nostra
organizzazione sociale, se non spezza il monocratismo.
Per aprire
una via possibile al cambiamento della società,
anche nella
direzione dell’estensione della democrazia e della trasparenza,
e
soprattutto della formazione di una decisione pubblica
non più
condizionata/dominata da una cultura di genere maschile,
in tutte le
“sedi/posizioni” di natura decisoria di pubblica utilità
la presenza
uomo/donna non può non essere pari, anzi, dovrà essere pari.
In realtà,
il monocratismo, il potere/dominio,
cioè, di uno solo,
anche per
via democratica, è proprio l’esito peggiore
del #maschilismo,
con tutte le
sue degenerazioni, dal leaderismo carismatico
all’uomo della provvidenza (la P maiuscola,
in questo caso, sarebbe un’offesa
all’intelligenza di qualsivoglia
Provvidenza!).
Il
maschilismo cade solo insieme al monocratismo.
Forse solo
il bicratismo perfetto potrà segnare una nuova stagione di cambiamento.
O no?
Severo Laleo
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