venerdì 22 febbraio 2013

Benedetto XVI e la cultura del limite




Secondo il direttore di Tv2000, Dino Boffo, la decisione del Papa di rinunciare
al ministero di Vescovo di Roma, offrendo le sue dimissioni, avrebbe l'obiettivo 
di porre fine a una gestione del potere che può scandalizzare gli ultimi 
e gli umiliPuò darsi. Ma è solo una sua interpretazione. Sebbene, in qualche 
modo, anche Benedetto XVI, nel mercoledì delle Ceneri, affrontando il discorso 
delle “tentazioni”, sembra aprire una riflessione sulle insidie del potere e parla 
del pericolo, sempre presente, anche nella Chiesa, di “strumentalizzare Dio 
per i propri interessi, dando più importanza al successo o ai beni materiali”.
E spiega: “Nei momenti decisivi della vita, ma a ben vedere in ogni momento, 
siamo davanti ad un bivio: vogliamo seguire l'Io o Dio? L'interesse individuale 
oppure il vero bene, ciò che realmente è bene? ”.
E’ un chiaro insistere nel rifiuto del successo e dell’interesse individuale.

Qui, al contrario, in semplice e rispettoso atteggiamento d’ascolto, si vuole tentare 
di comprendere, solo attraverso le parole del Papa -mai parole furono così a lungo 
e profondamente meditate –, l’origine e il senso della decisione di rinuncia, 
a mente fredda, quando ormai il fatto è accaduto e appartiene già alla storia, 
con il suo lascito, bene scolpito, di un insegnamento, di una lezione di vita. 
Senza analisi di altra natura.

Ascoltiamo, dunque, nuovamente le parole del Papa, nell’atto di comunicare
la sua decisione:  “Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza 
davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata
non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. 
Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, 
deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno 
soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti
e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare 
la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore 
sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito 
in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene
il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, 
con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma”.

Discorso di una lucente chiarezza: l’età avanzata toglie sì vigore al corpo 
e all’animo, ma  non fino al punto di non riconoscere l’incapacità 
di  bene amministrare. Questa sola l’origine della saggia determinazione, 
in piena libertà. Molti hanno parlato anche di coraggio. Soprattutto per l’atto 
di rinuncia in sé. In verità, il coraggio non è nel rinunciare al ministero, 
ma nel riconoscere i dati reali di una condizione biologica in via di peggioramento,
e di un contesto storico in via di rapidi mutamenti. Un elogio, insieme alto e umile, 
della coscienza del limite. Scrive Navarro-Valls: “Il male maggiore, che provoca 
e affligge l'epoca contemporanea, è il culto del potere, ossia la tendenza 
a considerare prioritario in senso assoluto l'utile individuale. L'ambizione 
è fatalmente sganciata da ogni criterio etico, finendo per costituire una minaccia
per gli altri...Ed è proprio la coscienza del limite che tiene aperta la porta
di ciascuno al bene dell'altro”.

Una lezione di laicità.
O no?
Severo Laleo


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