Berlusconi
è stato condannato per frode fiscale.
Questa, oggi, è la verità processuale.
E per un patto civile, almeno fino a nuovi rivolgimenti
rivoluzionari e violenti, chissà, la verità processuale,
con tutti i suoi limiti, diventa la verità
di riferimento
per il rispetto/applicazione di conseguenti
norme,
per altro già definite da altre leggi in
vigore.
Non c’è più spazio, davvero, per nuove
leggi
o per nuovi marchingegni ad personam.
Oggi, questa condanna, per l’Italia e per la persona Berlusconi,
rappresenta, oggettivamente, al di là delle
personali professioni
di innocenza, sempre legittime, un trauma e
una ferita.
Anche se, per la fortuna di tutti, e della
democrazia,
si tratta di un trauma/ferita a chiara diagnosi.
Non c’è più spazio, davvero, per fumus persecutionis
o per nuove pratiche di vittimismo.
Il compito di una democrazia civile è, ora,
intervenire
sia per dominare/lenire il dolore della
persona,
sia per evitare una cancrena della società.
E, per questo, e insieme per continuare a
tenere saldo
il lastricato sociale della convivenza civile,
esiste
una sola strada, partendo da un punto fermo
e irrinunciabile:
il rispetto della sentenza, da parte di ogni
soggetto,
senza “confondere”,
nel senso originario del termine
di “fondere
insieme”, le vicende di responsabilità penali,
sempre personali, con vicende di
responsabilità politica.
Non c’è più spazio, davvero, per nuovi
scontri,
o scene di scontri, all’ultimo sangue.
Ma Silvio
Berlusconi -sento dire da commentatori attenti
alla sua arte imbonitrice- è “tenace”, “non molla”,
“resta
in campo”, e nel suo discorso, a caldo,
non protesta amaro semplicemente la sua
innocenza,
al contrario, continua a definire assoluta
la sua “verità”,
e a caricare i suoi seguaci con illiberali proclami,
oltre il limite, contro una “parte” della magistratura.
E così passa per tenacia, anche ammirevole,
la sua interessata
ignoranza dei principi liberali. Per
colpa di troppi.
E purtroppo non c’è amico in quel suo partito
di “amici”
–dov’è il moderato e colto Letta Gianni?- pronto a ribellarsi
di fronte alle sue ormai ventennali uscite
di eversione.
Non c’è più spazio, davvero, per ritorni a
slogan
consumati e defunti.
Un’ultima cosa. Il discorso di Berlusconi meriterebbe,
per la serenità di ogni cittadino tendenzialmente
onesto,
sia un intervento, a chiara e calibrata difesa
dei principi
della Costituzione, da parte del Presidente Napolitano,
giusto per evitare disorientamenti di massa,
sia l’abrogazione, con procedura d’urgenza,
immediata,
del Porcellum,
perché un Paese a civile democrazia
non potrebbe reggere di fronte all’insulto
di veder nominate,
complice il nostro voto libero, in Parlamento,
persone scelte ad libitum da un evasore fiscale.
O no?
Severo Laleo
... e invece il discorso di Berlusconi è già stato raccolto dal presidente Napolitano nel senso opposto: urge una riforma della giustizia. Non è più rinviabile. Così siamo messi, con un eversore che comanda 1/3 del parlamento, un Napolitano che tiene a bada il resto(non ci sono aggettivi adeguati, forse in futuro si dirà napolitano, minuscolo, per riassumere in una parola i caratteri reazionari, ambigui, invadenti dell'attuale presidente della repubblica).
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