Nel vecchio scaffale bianco avorio, inizio novecento,
mastodontico,
dove per forza hai da collocare i libri in doppia fila, ogni volta devi scegliere,
e con buona
motivazione, quali libri avere in vista.
E senza un disegno preciso ti capita di vedere in bella mostra
avvicendarsi
romanzi, saggi di politica, guide per viaggi, fascicoli di fogli
di appunti,
e qualche titolo tra i classici,
anche questi secondo una rotazione casuale.
Eppure in questa girandola di libri, hai dei punti di riferimento
sicuri, stabili,
sicché, quando attraversi la stanza, il tuo sguardo individua
subito i colori
delle copertine inamovibili. E ti par di essere padrone del tuo
pensiero.
Il mio colore è un verde non brillante, direi umile, ma
fermo, di semplice brossura.
Edizioni Cittadella. Assisi. Tre volumi in quattro
tomi, con un titolo di altri tempi,
temi di continua attualità, in serrate argomentazioni.
E’ un trattato di Teologia Morale. L’autore è Enrico Chiavacci,
professore emerito di
teologia morale nella Facoltà Teologica dell'Italia Centrale
(Firenze). Una
vita di studi e di impegno sui temi della pace e sui diritti dell'uomo.
Ma la cultura del
nostro Paese tace, perché è povera ed è gridata.
E non sa riconoscere i suoi
maestri.
Eppure se le riflessioni di don Chiavacci avessero avuto una più larga
e generale diffusione, soprattutto tra i giovani,
forse i comportamenti di arroganza facilona e arrivista,
anche di gran parte
della classe politica, sarebbero stati, all’origine,
isolati e scongiurati.
Perché un popolo educato, e quindi attento, ai diritti delle persone
non avrebbe mai sopportato Bossi ministro e premier
Berlusconi.
Ma la cultura in questo nostro Paese è altro.
O no?
Severo Laleo
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