La tragica morte in mare di persone migranti
in cerca di nuova vita
ha interrogato ad horas la civiltà nostra
d’Europa.
Alla fine, solo per spostare qualche spicciolo.
La fissazione dei conti uccide tutto inesorabilmente.
L’Europa muore d’avarizia. Nei suoi leader.
E smarrisce nella contabilità la Resistenza.
Bisogna avvertire: la Resistenza non è più sulle
montagne.
La Resistenza è in noi, perché è un’etica
comune. Universale.
Un’etica per sempre, oltre la Storia. Altrimenti è
finzione,
e rito inutile di celebrazione.
Nel suo saggio del 2011 dal titolo “La virtù della resistenza.
Resistere,
prendersi cura, non cedere” Carol
Gilligan scrive:
“Uno degli aspetti più tragici della
civilizzazione è che le norme morali
ci hanno allontanato da ciò che solo ora
riconosciamo essere la cifra
della nostra umanità. L’olocausto ha fatto
emergere i limiti delle teorie
sullo sviluppo morale mostrando che i
tradizionali criteri di valutazione
dell’adeguatezza morale –intelligenza ed
istruzione- non sono sufficienti
a impedire le atrocità. In un certo senso, l’avevamo
sempre saputo,
eppure continuiamo a stupirci quando l’ingiustizia viene
perpetrata
‘dai migliori e dai più brillanti’, per usare l’espressione con cui
David Halberstam
descrive gli uomini che guidarono la guerra in Vietnam (…) Perché
l’ingiustizia
si ripresenta in maniera sistematica in società basate su istituzioni
e valori democratici? Da cosa origine la resistenza etica?
Indagando (…) siamo riusciti a considerare l’etica della
cura (…)
come un’etica della
resistenza che ha la virtù di contrastare l’ingiustizia
e la riduzione al
silenzio. S tratta di un’etica, propria degli esseri umani,
essenziale alla
democrazia e al funzionamento della società globale.
Più precisamente e in
termini controversi, si tratta di un’etica femminista
che storicamente lotta
per liberare la democrazia dal patriarcato (…)
In una cornice patriarcale la cura è un’etica femminile. In
una cornice
democratica la cura è un’etica dell’umano (…) Prendersi cura
esige attenzione,
empatia, ascolto, rispetto (…). È un’etica relazionale
basata su una premessa
di interdipendenza. Non è altruismo”.
Forse, oggi, 25 Aprile, ha di nuovo senso Resistere. Per
ritrovare umanità.
O no?
Severo Laleo
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