La guerra, le guerre, gli scontri armati, le lotte intestine,
il razzismo/maschilismo, la volontà di dominio, la violenza,
l’odio, il disconoscimento e l’eliminazione fisica dell’altro,
infine la shoah rappresentano sempre, e sono, la sconfitta totale
e generale della razionalità e della sensibilità
di ogni persona e dell’umanità intera.
Passano gli anni, i secoli, la cultura si amplia
e si diffonde, la scienza apre nuovi orizzonti per mutamenti epocali,
cresce anche la consapevolezza (nonostante i “muri”) del "senso di umanità",
ormai ben definito in testi etico-giuridici tendenti all’universalità
dei diritti per rendere possibile un percorso di civilizzazione,
eppure la storia registra ancora il continuo perpetuarsi di crisi trascinantisi
senza soluzione, se non con il ricorso a strategie di morte e distruzione.
E le crisi, una volta risolte con spargimento di sangue, depositano,
soprattutto negli animi dei vinti, per generazioni, odi e risentimenti.
Anche il 25 Aprile è vittima di questa generale situazione di perversi sedimenti.
E soprattutto in Italia, perché, nonostante la fine, grazie anche alla Resistenza,
di quella stagione di violenza e di morte aperta dal nazifascismo,
ancora per non poche persone, anche tra le alte cariche della nostra
Repubblica, la vittoria delle forze del fronte antifascista,
ricco di ogni componemte culturale e politica, segna non la “fine” totale
di una violenta aberrazione, ma solo una “ferita” da rimarginare
(argomento in verità, soprattutto da usare per attrarre le simpatie
elettorali di nostalgici e di neofascisti):
di qui sciatterie storiche inventate ad arte (il primato è del Presidente
del Senato, La Russa), di qui processi alla violenza anche della Resistenza,
di qui persino tentativi di negazionismo.
Eppure il 25 Aprile è semplicemente una data storica/simbolo
per dire/gridare/ricordare a ogni persona civile: “mai più il fascismo!”
Non è difficile da capire, al di là, per chi occupa una carica istituzionale,
del “dovere” di capire.
Non pare servano altre parole.
O no?
Severo Laleo