domenica 19 maggio 2013

Da Crisostomo a Papa Francesco: qualcosa non funziona




Di recente,  Papa Francesco, in un suo rituale saluto a nuovi ambasciatori 
presso la Santa Sede, ha voluto svolgere un breve quanto efficace discorso 
sulla condizione, oggi, dell’ “umanità”. Che avrebbe meritato più di qualche 
semplice titolo solo ad effetto. In questo blog di “parole per una cultura 
del limite” è d’obbligo un più ampio spazio (con nostri paragrafi).

La situazione: la precarietà quotidiana
“La maggior parte degli uomini e delle donne del nostro tempo continuano 
a vivere in una precarietà quotidiana con conseguenze funeste...; la povertà 
diventa più evidente. Si deve lottare per vivere, e spesso per vivere in modo 
non dignitoso”.

La causa: il feticismo del denaro
Una delle cause di questa situazione, a mio parere, sta nel rapporto
che abbiamo con il denaro, nell’accettare il suo dominio su di noi
e sulle nostre società. Così la crisi finanziaria che stiamo attraversando
ci fa dimenticare la sua prima origine, situata in una profonda crisi 
antropologica. Nella negazione del primato dell’uomo! Abbiamo creato 
nuovi idoli. L’adorazione dell’antico vitello d’oro (cfr Es 32,15-34)
ha trovato una nuova e spietata immagine nel feticismo del denaro
e nella dittatura dell’economia senza volto né scopo realmente umano.

L’effetto: la riduzione dell’uomo a “scarto
La crisi mondiale che tocca la finanza e l’economia sembra mettere in luce 
le loro deformità e soprattutto la grave carenza della loro prospettiva 
antropologica, che riduce l’uomo a una sola delle sue esigenze: il consumo. 
E peggio ancora, oggi l’essere umano è considerato egli stesso come un bene 
di consumo che si può usare e poi gettare. Abbiamo incominciato 
questa cultura dello scarto”.

L’ideologia: “volontà di potenza senza limiti
Mentre il reddito di una minoranza cresce in maniera esponenziale, 
quello della maggioranza si indebolisce. Questo squilibrio deriva
da ideologie che promuovono l’autonomia assoluta dei mercati
e la speculazione finanziaria, negando così il diritto di controllo
agli Stati pur incaricati di provvedere al bene comune. Si instaura
una nuova tirannia invisibile, a volte virtuale, che impone unilateralmente 
e senza rimedio possibile le sue leggi e le sue regole. Inoltre, l’indebitamento 
e il credito allontanano i Paesi dalla loro economia reale ed i cittadini 
dal loro potere d’acquisto reale. A ciò si aggiungono, oltretutto, una corruzione 
tentacolare e un’evasione fiscale egoista che hanno assunto dimensioni mondiali. 
La volontà di potenza e di possesso è diventata senza limiti”.

La proposta: la condivisione dei beni
l’etica dà fastidio! È considerata controproducente: come troppo umana, 
perché relativizza il denaro e il potere; come una minaccia, perché rifiuta
la manipolazione e la sottomissione della persona … L’etica – un’etica
non ideologica naturalmente – permette, a mio parere, di creare un equilibrio  
e un ordine sociale più umani. In questo senso, incoraggio gli esperti di finanza 
e i governanti dei vostri Paesi a considerare le parole di san Giovanni Crisostomo
«Non condividere con i poveri i propri beni è derubarli e togliere loro la vita. 
Non sono i nostri beni che noi possediamo, ma i loro»"     

Senza dubbio a guidare/illuminare il discorso di Papa Francesco
è la presenza centrale di Dio, eppure il discorso sta bene anche
a tutti quei senza Dio contrari a ridurre la persona a “scarto
e pronti a definire i “limiti” della ricchezza e i “limiti” della povertà.
O no?
Severo Laleo

Nessun commento:

Posta un commento