La discussione alla Camera sulla Convezione di Istanbul
è avvenuta in un clima d'aula di generale assenza
delle persone,
un’assenza strillante e ingiustificabile, mentre auspicabile
sarebbe stata una composta presenza totale di
persone attente,
vive, preoccupate, partecipanti, convinte, a
una comune riflessione.
Ed eloquente sarebbe stata la presenza/parola degli uomini.
Purtroppo, a causa delle assenze, la
discussione è avvenuta
in un clima sociale e culturale di indifferenza generale, colpevole,
di cattivo esempio, irrecuperabile ex post con altre parole.
La "presenza e le parole", dovunque, soprattutto delle persone
degli uomini, quando si discute di violenza
nei confronti
delle persone donne, sono fondamentali per
una nuova cultura
dei diritti delle persone e segnano una
presa di coscienza utile
per trovare le giuste misure per ogni azione
di prevenzione,
a partire da un’educazione all'amore.
Sì, all'amore. Nelle scuole è arrivato, per fortuna, direi,
nonostante un'ampia confusione di ruoli e di competenze,
ogni
tipo di educazione: alla cittadinanza, alimentare, alla
sicurezza
stradale, alla legalità, alla lotta al bullismo, alla pace, alla
dimensione
europea … ma mai un’educazione all'amore.
E a volte,
si è preferita un’educazione sessuale fine a sé stessa,
senza ampliare il discorso ai diritti di ciascuna persona
nella relazione
affettiva d’amore.
Questo blog di “parole per una cultura del limite” non vuole
alimentare l’indifferenza, e suggerisce un link sia per il testo
della Convenzione sia per una scheda di sintesi .
Questa volta l’indifferenza è colpa grave.
O no?
Severo Laleo
Nessun commento:
Posta un commento