martedì 28 maggio 2013

Antistatista per sentenza: l’arte dell’occultamento





La sentenza della Corte d’Appello di Milano, Presidente la dott.ssa Alessandra 
Galli, merita una lettura integrale, o quasi, sia perché l’imputato è stato
Presidente del Consiglio, ed è ancora il leader di un partito, sia perché
l’eccellente imputato, spesso per difendersi, attacca e insulta, a volte anche oltre
ogni limite, e non da solo, ma con tutte le sue risorse, di persone e di attrezzature,
la Magistratura.
Un cittadino responsabile, attento alla dignità del suo Paese,
dovrebbe aver cura di conoscere i fatti processuali dell’ex Presidente del Consiglio,
e farsi una sua idea, senza tifare per o contro la Magistratura (in realtà, chi tifa,
insieme a chi alimenta il tifo, non intende seguire la fatica dei ragionamenti:
e l’Italia è purtroppo ricca di tifosi).
Per questo ho letto la sentenza a firma della dott.ssa Alessandra Galli, giudice 
rigorosa che ha fatto “della legge e della sua applicazione un culto 
e una ragione di vita (del resto, quando si ha un padre Magistrato  
di “altissima qualità”, ucciso dai terroristi di Prima Linea, serietà 
e rigore ti restano nella carne quasi a tener vivo ricordo e dolore). 
E dalla sentenza ho ricavato chiaro un monito:
se anche questa volta, noti i fatti esposti in sentenza, nulla cambia nella Politica, 
vorrà dire che questo Paese è irrimediabilmente stordito e confuso e non riuscirà 
più a trovare la forza necessaria per difendere la sua integrità politica di fronte 
al mondo. Anzi rischia di nuovo di cadere, ignorante, in una rissa tra tifosi.
Sì, perché Berlusconi coltiva da sempre una sua strategia nell'intraprendere 
un’azione. Egli sa, da buon utilizzatore finale, che la maggior parte dei suoi amici, 
collaboratori, dipendenti, elettori e interlocutori è sempre pronta a trovare 
un accordo di convenienza, nella logica del do ut des, sempre pronta 
a trattare sul “prezzo”, e molto spesso disponibile a chiudere un occhio 
e forse due, fin quasi a vendersi: i soldi, le prebende e i lasciapassare 
sono lì davanti a te, a portata di mano, irresistibili nel richiamo.
La “ditta” Berlusconi –a leggere la sentenza- ha dimostrato una grande abilità
nel compiere un’ “operazione di occultamento del reale risultato di imposta, 
attuato con la costituzione di un meccanismo di notevole accuratezza 
ed insidiosità, facendo larga profusione di società e conti esteri, 
così grandemente difficultando indagini e accertamenti
e costringendo pertanto l’organo accertatore –Agenzia delle Entrate
a un difficilissimo e dispendiosissimo compito…Si tratta di un’operazione 
illecita organizzata e portata a termine costituendo società e conti esteri 
a ciò dedicati, un sistema portato avanti per molti anni. Parallelo 
alla ordinaria gestione delle società del gruppo, sfruttando complicità 
interne ed esterne ad esso. 
Proseguito nonostante i ruoli pubblici asssunti”. Un “imprendere”,
quindi, continuo e senza scrupoli ai danni dello Stato. Pur nel ruolo 
di “uomo delle istituzioni”. Da vero antistatista, verrebbe da dire.

Ma oggi, Berlusconi, più di ieri, da antistatista, già peritissimo esperto di evasione 
fiscale, si scopre statista (e ci vuole coraggio a dare una patente di statista 
a chi è nemico giurato dello Stato!), e, dopo aver ridotto il suo “popolo” 
a clienti paladini della sua innocenza, tenta ora di attrarre nel vischio
della sua logica di conquistar connivenze, o almeno il silenzio, anche la classe
dirigente di questo disastroso Pd (ma non le persone del Pd, che sono già
da un’altra parte, per fortuna, a tenere alto l’onore dell’Italia), sia con la scusa
del suo “responsabile” appoggio al governo, sia spargendo, e inoculando
nei novelli interpreti dell’agire politico, tipo Renzi,  l’idea che non può essere
squalificato” dall'arbitro per le sue “scorrettezze”, ma deve essere “battuto
nel campo. Ma dov'è scritto?
Non sanno quei politici che si pur divertono a usare le parole del calcio per essere 
chiari nel discorso politico (in verità, impoverendolo alla grande), 
che se un giocatore semplicemente si permette di rivolgersi senza rispetto 
all'arbitro rischia l’espulsione e la squalifica? Che altro deve ancora fare
il giocatore Berlusconi per meritare la squalifica e perdere così il diritto 
di essere battuto sul campo?
Se la strategia continua, Berlusconi pare destinato a vincere ancora una volta, 
perché, se è riuscito a ridurre la “sua” maggioranza della Camera a sostenere 
plaudente la “Ruby nipote di Mubarack” (un imperituro primato, questo sì, a nome 
di Berlusconi, ineguagliato e ineguagliabile nel mondo), in un modo o nell’altro, 
ora con la propaganda del suo senso di responsabilità governativa, 
ora con la propaganda della sua persecuzione giudiziaria,  non faticherà molto 
a ridurre la classe dirigente del Pd (escludo con sicurezza solo Civati e Puppato),
a sorvolare, tanto che sarà mai!, sulla sua condanna, confermata in appello, 
a quattro anni di reclusione e cinque di interdizione dai pubblici uffici per frode fiscale.

In qualsiasi altro Paese sarebbe già obbligato, dai suoi (ma qui i suoi sono “suoi”!)  
a dare le dimissioni. A lasciare la politica, senza diritto di battersi, partecipando 
a nuove elezioni. Ma in Italia, dove le dimissioni sono di per sé rare, Berlusconi,
con la sua abilità di attrazione e con la sua immarcescibile resistenza, è riuscito 
a svuotare anche il gesto delle dimissioni del suo significato profondo, di recupero 
di dignità. E ha trasformato tutti i suoi elettori, i suoi alleati, i suoi interlocutori
in complici.
O no?

Severo Laleo

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