Questa
la notizia in Repubblica.it: Spiegel attacca
Grillo:
"Antidemocratico, è l'uomo più
pericoloso d'Europa". (Amen!)
"E' come Mussolini e trae energie dall'odio
contro i politici e contro i tedeschi".
(E ci
mancava, dopo Hitler, anche il duce!)
Questi
giudizi senza storia nascono solo da
un’ossessione.
L’ossessione,
d’origine antidemocratica, di far dipendere i destini
di
una comunità nazionale da una persona, da un leader,
da un
“signore” incontestabile e
inamovibile.
E
quest’ossessione, in Italia, è anche più diffusa, e grave,
perché
per vent’anni il sistema politico è stato schiacciato
da
una parte dalla presenza ingombrante dell’uomo Berlusconi
e del
suo stile (si fa per dire!) padronale, maschilista,
a
danarismo avvilente; dall’altra dall’assenza, a sinistra e al centro,
per
fortuna non definitiva, di una cultura liberale di opposizione,
a
difesa dei fondamentali della Costituzione.
E’
vero, siamo un paese a democrazia fragile, per difetto culturale
(non abbiamo
mai ricevuto un’educazione liberale), e per disposizione
familistica
nei confronti del moderno Stato.
Ma
che ora, dopo aver conosciuto il berlusconismo e i suoi derivati,
il
bossismo, il dipietrismo, e via di seguito con gli altri ..ismi
dei
tanti leader e leaderini, tutti, a gara, impegnati a limitare
la
democrazia e la libertà delle persone attraverso l’asservimento
continuo
e gli scambi di potere, con l’aggravante di aver rispolverato,
per l’occasione,
la categoria del merito (un disastro di sofferenza
per
le nuove generazioni), si debba continuare a gridare la paura
per
il totalitarismo grillino, è
insopportabile. Suvvia!
In un
paese così devastato, in termini di riduzione della democrazia,
Grillo appare ed è il “liberatore” di
tantissime energie giovani.
Comunque
vadano i tentativi di “governo”. Grillo
ha un suo linguaggio paradossale, ha un suo stile, inconfondibile, ma il
risultato del suo operare
nel
sistema politico non è (stato) l’asservimento, ma la liberazione.
Nei
prossimi mesi la sfida è tra la possibilità nuova, reale
di un
cambiamento dell’agire politico del sistema Paese,
e un
ritorno, sotto altre spoglie, di un nuovo leaderismo giovane
e
acritico, ancora una volta da tifo (calcistico).
A Bersani, quale premier in pectore, il
compito, per responsabilità
istituzionale,
di rinnovare, da antileader forte (è
il solo), la nostra
democrazia,
con il suo ascolto dialogante, paziente, resistente, umile,
intelligente
con le/i parlamentari del M5S, perché
il cambiamento
possa
finalmente costruirsi dal basso, grazie anche al Grillo suscitatore;
con
il fallimento del tentativo Bersani
fallisce il cambiamento
dal
basso, capolavoro di Grillo, e
verranno forse altri leader,
epigoni
comunque del berlusconismo, sia pure con il volto giovane,
pronti
a decidere dall’alto con i vecchi di sempre le illusioni
del
cambiamento.
O no?
Severo
Laleo
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