domenica 31 marzo 2019

Il femminismo è là...in basso




Se ti capita di andare in libreria e di chieder il libro di Susan Okin,
Diritti delle donne e multiculturalismo,
gentile il libraio (si fa per dire!), consultato il suo display,
ti invita ad aver pazienza un po' di giorni,
solo il tempo d'obbligo tra ordinazione e arrivo in libreria.
Eppure premuroso, pronto a rispondere alla tua urgenza culturale,
ti accompagna a un  mal posto scaffale,
e cortese soggiunge:
"Il femminismo è là, in basso".

Non più di una decina di testi in una libreria grandissima.
Questo è il nuovo clima.
Forse Verona è vicina.
O no?
Severo Laleo

domenica 24 marzo 2019

Non c'è fede che tenga: basta il no al multiculturalismo?

Caro Scapece,
ma quando ci vediamo? Che devo venire a Napoli? O ci si vede a Benevento?
Dai non rimandare oltre, ho da raccontarti tante cose e costringermi
(oddio, è sempre un piacere!) a scriverti, riduce, e tu sei d'accordo,
la qualità alta dell'intesa colloquiale. E poi, non mi avevi promesso
di mettermi al corrente dei tuoi nuovi impegni? E vabbuò! Aspetto.

In questo periodo, credo d'averti già detto, sto cercando
di leggere un po' di cose intorno ai problemi dell'immigrazione,
compatibilmente, ovvio, con la cura dei nipoti: ho questa fortuna!
Dopo il libro di Raffaele Simone, "L'ospite e il nemico", ho letto,
uscito qualche mese fa, il "Manifesto laico contro il multiculturalismo"
che è sì il sottotitolo del libro di Cinzia Sciuto "Non c'è fede che tenga",
ma in pratica è il vero titolo.
Si tratta di un lavoro onesto, quasi militante, spesso coinvolgente,
pieno di quella sana voglia di intervenire,
a livello etico-politico e giuridico, sul complesso fenomeno, "ambivalente",
dell'immigrazione, con l'obiettivo di spingere la sinistra ad abbandonare
il multiculturalismo nella soluzione dei problemi legati ai processi
di integrazione, finalmente superando il vizio, appunto presente
a sinistra, di un malinteso rispetto delle identità
dei gruppi minoritari a scapito della libertà dell'individuo, e dei suoi diritti,
con conseguenze a volte disastrose.
Te lo consiglio, si legge bene, anche per la varietà
della scrittura (dall'analisi storica alla riflessione filosofica,
dal racconto di esperienza personale alla disamina normativa).
La sua tesi è chiarissima (appunto, non c'è fede che tenga): la laicità
(insieme ai diritti dei singoli) è un bene irrinuncibile in una società
a democrazia avanzata e rinunciare ad essa
per accontentare gruppi minoritari (si dice minoritari,
ma il riferimento palese è soprattutto ai gruppi di religione islamica),
concedendo l'inconcedibile, è un grave errore.
Ora, per evitare di concedere l'inconcedibile, lo stato laico si deve assumere
"la responsabilità  di entrare nel merito di quel che accade dentro le comunità  
per farsi garante dei diritti dei singoli cittadini". (p.34)
Hai detto niente!, caro Scapece.
E così, da libertaria e laica, Cinzia Sciuto si trova
a invocare l'intervento del salvifico Stato per l'estensione d'obbligo
della laicità! E come la chiesa ha praticato l'"evangelizzazione forzata" ,
ora si invoca, per tenere a bada le comunità religiose,
anche una laicizzazione forzata.
Eppure il problema non è tanto o solo la laicità - secondo Susan Okin-
ma la persona e i suoi diritti. Gli stati i quali hanno approvato la dichiarazione
universale dei diritti umani non possono consentire né al multiculturalismo
né al comunitarismo la violazione dei diritti della persona.
Questo è molto convincente, Scapece, o no? Il come è importante.
Comunque la contraddizione, se così si può dire, di Cinzia Sciuto è sopportabile
(anche se per chi bazzica con i personalisti difficile da accogliere),
perché è connotata di una civilissima sincerità d'azione/soluzione.
Per noi, so che sei d'accordo, ogni percorso verso l'autonomia personale
è sempre imprevedibile, complesso, irripetibile e soprattutto non può essere
guidato dall'alto o comunque da terzi; per raggiungere l'autonomia i percorsi
non possono che essere autonomi. E l'autonomia personale è la condizione
fondamentale della laicità anche nel rispetto personale della fede di ognuna/o.

Le parole riguardanti la violenza contro le donne con l'intelligente invito
agli uomini di prendere coscienza che esiste "un problema di genere"
sono assolutamente condivisibili.
Un'ultima cosa, caro mio. Se ancora sono in molte/i ad avere
la preoccupazione che le donne diventeranno strumento fondamentale
nella battaglia per islamizzare la società -sul punto si cita Ruba Salih-,
tu sai quanto io creda il contrario: saranno proprio
le donne, percorrendo la strada personale verso l'autonomia,
e riconoscendosi gruppo oppresso, a modificare/imbrigliare tutti quei progetti
di predominio/egemonia, violenti o no, di stampo maschilista.
La recente manifestazione delle donne in Algeria pare sia un segno
concreto di liberazione.
Chissà, forse anche la laicità, vedrai, uscirà dalle mani delle donne
d'Africa e d'Asia.
O no?
Stammi sempre bene e buone cose,

Severo.

sabato 9 marzo 2019

Houellebecq, a Labrouste la serotonina non serve


Ué, Scapece caro, sei ancora a riposo, eh? 
Così pare, a vedere le foto su WhatsApp
Anche io, sai, almeno per qualche giorno...
poi di nuovo i nipoti. E 'sta volta meno male! 
Perchè l'ultima lettura, invece di distrarmi,
in serena distensione d'animo, mi ha, 
se escludo un po' di pagine, alquanto affaticato.
Altro che capolavoro! Serotonina di Houellebecq, per un lettore, diciamo la verità, superficiale del mio tipo, è un libro, 
per almeno due terzi, depressivo, zeppo di osservazioni/descrizioni, tra una elicoidale (si parla di luoghi, ambienti, strade, alberghi, ristoranti, bevande, cucina, farmaci, malattie, immobili d'ogni tipo, 
pesci, musica, armi, e altro ancora), ripeto, un' elicoidale guida turistica mordi e fuggi, a zig zag, un po' zibaldone, 
a volte pungente e divertita, e un lineare, ripetitivo, 
racconto al sesso, nulla di nuovo. 
(Sì, perché, a dar retta a H., "qualunque cosa si possa 
immaginare in materia di pornografia esisteva già abbondantemente nell'antichità greca o romana".) 
Un'originale presenza, abbastanza frequente, di comparse-con-parola, di complemento all'unico personaggio, è garantita, 
in questa guida sui generis, a camerieri e receptionist: la più empatica è Audry, poverina!
Il protagonista racconta anche di aver sperimentato la felicità. 
Con CamilleMa se per caso ti venisse in mente di capire 
un solo tratto di questa felicità, ti troveresti ancora una volta davanti a un motivo di sesso e basta. Un disastro. 
Un improbabile Labrouste. Accenti più rotondi si trovano 
nel racconto dell'incontro del protagonista con il suo vecchio amico, dei tempi dell'università, Aymeric, un nobile votato all'agricoltura, e spinto, complici alcol e spinelli, da un fallimento finanziario e familiare, al suicidio; sono pagine corpose, 
ne guadagna ai miei occhi anche la scrittura, 
finalmente scorrevole e coinvolgente.
Eppure, per non farsi mancare nulla, Florent-Claude scende, 
nel senso di livello, fino a un incontro ravvicinato 
con un ornitologo pedofilo, giusto per spalancare il suo animo 
a una viltà assoluta o, al minimo, a una indifferenza colpevole.
Le pagine sull'amore dal punto di vista (e di comportamenti di vita) della donna e dell'uomo generano riflessioni profonde: grazie Houellebecq (qui Florent-Claude non c'entra)! E qualcosa altro, sempre in termini di riflessione profonda, aggiungono le pagine intorno alla storia d'amore dei suoi (di Labrouste) genitori. 

Per il resto, sesso dappertutto, esplicito e implicito, reale e pensato. Una fissazione! Ora, a essere sobri, una visione così sconcertante della donna, nel 2000, non è concepibile nemmeno in un depresso alla Labrouste; è troppo chiaro, a Labrouste la serotonina 
non serve! Non so se consigliartelo.
Ma se sei a riposo, potresti lasciar perdere.
O no?
Stammi bene.

Severo

domenica 3 marzo 2019

L'importanza (leggera) degli anni e la democrazia



Presso la Casa del Popolo di Rifredi a Firenze stamani 
si è votato per le primarie del PD
Una persona amica ha voluto consegnarmi questa istantanea. 
"Sai, verso le ore 11 la fila era di circa 30 minuti...una fila silenziosa, eppure densamente espressiva, quasi preoccupata,
di donne e uomini, in piedi e sparsa su sedie, in attesa calma 
e paziente, educata, gentile, molto riflessiva, mite e determinata, quasi tutta con il bianco ordinato in testa e la speranza del futuro salda tra le mani."

Grazie anziane/i, siete l'onore democratico d'Italia, 
e insieme un esempio per tutte le giovani generazioni pensanti, qualunque voto vorranno esprimere.
Forse la democrazia non è ancora finita.
O no?
Severo Laleo