lunedì 17 ottobre 2016

No, non siate arroganti, la scienza è mite



E’ successo qualcosa di grave, forse una crepa profonda,
nelle fondamenta della cultura del nostro Paese, se anche le parole
(e quindi i valori/comportamenti conseguenti) sono stravolte
a piacimento da chiunque “possiede” la parola; ed è successo, forse, 
qualcosa di ancora più grave, se le parole così stravolte troppo spesso 
sono accolte dai molti che ascoltano senza un minimo
di reazione. E va bene in campo politico, ma non si coinvolga l’etica. 
Quando si perde il senso della relazione etica, si rischia
di perdere il senso dell’Altro.
Purtroppo stravolgere il senso delle parole, quasi a sostegno ognuno 
del proprio sentire, è un segno di questi tempi
di individualismo esasperato, di corsa all’apparire e al successo,
per l’affermazione di sé; è quasi un desiderio di uscire
dalla condizione di “normale” umanità verso una condizione
di “superiore” umanità. In ogni campo. Ma alla fine i “vincenti” 
(altra parola d’uso frequente e forte dei nostri tempi) hanno tutti qualcosa 
in comune, in ogni settore, sia se praticano la buonavita sia se praticano 
la malavita: la logica della supremazia.

Stravolgere le parole è capitato ora anche al nostro Premier
se è vera la frase riportata dalla stampa, pronunciata da Renzi,
il Premier d’Italia, davanti agli studenti della Scuola Sant'Anna
di Pisa: "Vi auguro di essere inquieti e arroganti,
nel senso latino del termine, cioè di avere delle ambizioni, pretendere 
delle cose, puntare in alto".

Arroganti? Nel senso latino del termine?
No, dai! Anche per i dizionari di latino più diffusi tra i banchi
di liceo “adrogans” indica solo e sempre l’arrogante, il borioso,
il presuntuoso, l’ insolente.
Quale bisogno c’è, per contribuire alla crescita culturale
di un Paese, di invitare giovani studenti a essere arroganti,
sia pure nel senso di avere ambizioni, successo e altro?
L’arrogante è sempre un violento, perché non ha un limite
nel pretendere di raggiungere il suo obiettivo; e per questo
diventa insolente e aggressivo, infagottato, presumendo troppo
di sé, in una sprezzante superiorità;  in una parola, diventa tracotante
capace appunto di andare oltre; l’oltraggio è nel suo orizzonte. 
L’arrogante è ben il contrario del mite.
L’elogio dell’arroganza cancellerà l’elogio della mitezza?

No! Noi si vuole continuare testardi a difendere, contro l’arroganza, 
al di là del latino del Premier, la mitezza, non quindi il senso pieno di sé, 
ma la cura degli altri, e non inseguendo il “merito” (il merito è ambiguo 
ed è sempre sub iudice), ma riconoscendo i bisogni a prescindere; 
perché solo i bisognosi “meritano” sempre la nostra cura.
Se qualcuno dei miei dodici lettori per un caso avrà il “possesso” 
della parola nei confronti di minori (dovere, ad esempio, tipico
di docente), non sia arrogante, se vuole puntare in alto,
anzi sappia essere mite nel senso pieno della parola,
in latino e in italiano, perché solo il mite riconosce la priorità dell’Altro
nella sua pienezza di persona.
L’arrogante “sa” da sempre, il mite sempre “cerca”;
l’arrogante insegue gli “eccellenti”; il mite sceglie gli “ultimi”;
l’arrogante è per la conquista, il mite è per il dono.
L’arrogante, che ha ambizioni, che pretende, che punta in alto,
è sempre preso/chiuso in sé stesso, nel suo egoismo. Sa fortemente solo 
di dover “arrivare”. E’ duro l’arrogante.
Eppure raggiungere il traguardo forse non è mestiere solo
degli “arroganti”.
O no?

Severo Laleo

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