domenica 21 luglio 2013

Un Salvatore del Pd per la farneticante Puppato: l’agguato finale del berlusconismo



Non pare sia diventata notizia il comunicato stampa del senatore Salvatore
(è proprio il caso di dire!) Tomaselli pubblicato, senza pudore, 
almeno ad analizzare toni e termini del discorso, nel sito ufficiale del PD.
L'argomento del comunicato parte sì dall' "affare" kazako, ma non per dare 
informazioni nuove e utili alla piena conoscenza dei fatti, nel rispetto 
del dovere della trasparenza, al contrario, per accusare di "farneticazione", 
e di lesa maestà nei confronti del Presidente della Repubblica, la senatrice 
Laura Puppato, rea di “dissenso". Sì, di dissenso!
L'intemerato Salvatore (dell'integrità del Pd) usa termini,
nei confronti della senatrice Puppato, persona di limpida mitezza,  
impensabili in un partito a tradizione democratica, al punto
da meritarsi quest’ampia citazione: "Nel PD siamo ormai da tempo
ben oltre la 'dialettica democratica interna'. I continui distinguo
di parlamentari che da settimane votano in dissenso dai gruppi
su determinazioni assunte, anche con grande sofferenza e dopo lunghe 
discussioni interne [forse è un po’ troppo], non sono più sostenibili.
A ciò  si aggiunga il vero e proprio delirio dei professionisti
delle dichiarazioni che con cinismo e totale spregiudicatezza sparano 
quotidianamente contro il PD, il loro partito. Per ultima la dichiarazione 
farneticante della senatrice Puppato, che oltre a sparare a zero 
ogni giorno sul PD, oggi rivolge i suoi strali - non si capisce sulla base 
di quale autorità politica e morale - contro il Presidente della Repubblica 
a cui vengono addebitate 'parole non comprensibili' e addirittura 
irrispettose della Costituzione, in relazione alla vicenda Shalabayeva…
Un grande partito non può che reggersi che su vincoli di solidarietà 
[un esempio in questo comunicato] e di maggioranza, regole elementari e civili.
Per questo bisogna mettere fine all’attuale degenerazione, anche con scelte 
conseguenti: vi sono in questo Pd, oramai, evidenti idee, stili
e atteggiamenti del tutto incompatibili tra loro. Nessuno sforzo di ascolto
e di disponibilità alla sintesi collettiva da parte di alcuni, ma tanti, 
troppi protagonismi individuali... Chi trova quotidianamente solo motivi
di dissenso e di distinguo rispetto alle scelte del Pd ne tragga
le conseguenze! Basta con rendite di posizione basate su una incessante 
azione di demolizione del partito e dei tanti che, con totale responsabilità 
nei confronti del Paese e non senza travaglio, sostengono l'azione
del governo Letta". Proprio così!

Per fortuna (e l’onore) del Pd, la risposta della senatrice Puppato torna ai fatti 
senza esprimere giudizi sul senatore Salvatore...di un Pd ostaggio, ora, dall’interno 
del Governo, di quel berlusconismo, purtroppo ancora dominante, trasversalmente, 
nella visione e nell’agire di molti, insofferente di regole, di limiti, di trasparenza,
in una parola, di pratica democratica.

Qualche settimana fa, Giovanni De Mauro, direttore dell’ Internazionale 
ha voluto riprendere, per la sua attualità, un passaggio di una dichiarazione 
del 2009 di Veronica Lario: "...per una strana alchimia il paese tutto concede
a Berlusconi], tutto giustifica al suo imperatore. Mio marito insegue 
lo spirito di Napoleone, non di un dittatore. Il vero pericolo è che in questo 
paese la dittatura arrivi dopo di lui, se muore la politica come temo 
stia succedendo”.
Forse è proprio vero, la politica è moribonda un po’ dappertutto!
Soprattutto a partire dall’alto.

O no?

Severo Laleo

venerdì 19 luglio 2013

L’ineffabile cifra dell’era berlusconiana: interessi vs democrazia



Per l’art. 1 della nostra Costituzione “la sovranità appartiene
al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti
della Costituzione”; per l’art. 54 ”tutti i cittadini hanno il dovere
di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione
e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno
il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento 
nei casi stabiliti dalla legge”.

Parole chiarissime! Indicano precisi limiti, invalicabili.
Comprensibili, senza alcuna necessità di interpretazioni:
o è forse da esplicitare il nesso stretto tra disciplina/onore
e obbligo di non mentire? Sempre e comunque, a prescindere
da ogni altra considerazione e/o interesse?
O è forse da esplicitare l’indisponibilità della sovranità
del popolo per interessi non sovrani?

Eppure, se due personalità eminenti della nostra democrazia stentano 
a comprendere l’irriducibilità a altro
di questi semplici principi di garanzia di democrazia
e non ne chiedono il rigoroso rispetto, solo perché si debbano inseguire
altri interessi, questa volta a “nostra insaputa”,
è un segno gravissimo della pericolosa china antidemocratica lentamente
percorsa in questi vent’anni dalla nostra struttura sociale
a democrazia costituzionale, sia per la centralità guastante
di Berlusconi, sia per la pochezza democratica dei suoi sedicenti 
avversari politici.
E così, prima, per l’interesse di un leader, è stato possibile,
a una proterva e servile maggioranza parlamentare, votare
Ruby nipote di Mubarak”, senza vergogna, e soprattutto
senza conseguenze per i “mentitori” (forse in questi casi
un Gran Giurì sarebbe da sperimentare, almeno per ristabilire verità 
oggettivamente documentabili), e, ora, sempre qualche interesse, 
generale o personale, è possibile a un Ministro, offeso,
a suo dire corrucciato, sostenere, mentendo, di essere,
in una parola,  all’oscuro di tutto.
E domani?

Ed ecco i ragionamenti, a confortare il no o il sì alle dimissioni
di Alfano, delle eminenti personalità.  
La preoccupazione di Napolitano è semplicemente blindare
il governo per inseguire un “interesse generale”, non richiesto
dalla nostra sovranità. Se mai. è un suo esorbitante impegno politico.
Secondo Napolitano il governo è oltre disciplina e onore:
E’ indispensabile –sostiene stizzito il Presidente- nell’interesse generale
proseguire nella realizzazione degli impegni di governo sul piano 
della politica economica, finanziaria, sociale e dell’iniziativa europea».
Il resto è sopportabile. E’ ok. Così, per difendere l’interesse generale,  
è possibile approvare, in questo paese a invocazione continua di meritocrazia, 
senza poter noi sovrani intervenire, l’incompetenza certificata di un Ministro 
o le sue fragilissime “verità”.

La preoccupazione di Scalfari è, strano a dirsi, nemmeno l’interesse generale,
ma l’interesse di Berlusconi, coincidente, in questo caso,
a suo dire, con l’interesse generale.
Scrive Scalfari: “Conosco Berlusconi da quarant'anni…Siamo stati 
concorrenti quando era semplicemente un imprenditore televisivo. 
Amici mai… in quest'occasione, ritengo opportuno fargli presente 
che i suoi interessi (non parlo di quelli generali sui quali abbiamo 
opposte valutazioni) dovrebbero consigliargli di far ritirare Alfano 
dal governo e sostituirlo con altra persona di sua fiducia e più adatta
a ricoprire gli incarichi governativi che gli spettano.
Berlusconi, qualunque sia il vero giudizio che dà dell'attuale 
segretario del suo partito, di Alfano non importa nulla. Gli è servito 
e gli serve anche se i contrasti tra loro non sono mancati. Ma gli serve 
assai di più che il governo Letta resti in carica per tutto il tempo 
non certo breve necessario a portare il paese fuori dalla recessione. 
E gli serve, affinché questo avvenga, che il Pd non diventi ingestibile,
come la presenza al governo di Alfano lo renderà”.

Un tripudio di “gli serve”. A Berlusconi, si intende!
Ma a noi e alla nostra democrazia serve tutto questo? Evidentemente 
il berlusconismo è riuscito a disorientare anche il profondo senso costituzionale 
del nostro essere democratici.

Forse oggi il Paese Democratico era con il M5S e con SEL,
 e un po’ con la Puppato, non contro Alfano, immagine plastica
di servilismo corrucciato a difesa degli interessi del suo padrone,
ma per l’irrinunciabile battaglia in difesa di quel semplice dovere costituzionale,
per tutti, di  “di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne 
la Costituzione e le leggi”, e, per quanti svolgono funzioni pubbliche, 
“di adempierle con disciplina ed onore”.
E forse è anche ora di scendere in piazza per una grande manifestazione unitaria 
di “persone democratiche” a difesa dell’integrità
della nostra democrazia nel rispetto di principi costituzionalmente protetti.


O  no?
Severo Laleo

mercoledì 17 luglio 2013

Il servilismo corrucciato: dagli Italiani agli Alfani


Abbiamo visto tutti, in Senato, il Ministro dell’Interno
(pur responsabile –si fa per dire!- dell’annesso Dipartimento
per le libertà civili –proprio così!- e l’immigrazione),
illustrare, incredulo e quasi offeso, con sguardo corrucciato,
e con fare minaccioso, ma solo per procura, l’informativa
della sua disinformazione (non siamo forse nell’epoca della modalità 
di evento“a sua insaputa”?).

E tornano in mente le parole, e tra qualche anno sarà trascorso,
inutilmente, un secolo, di Piero Gobetti, a proposito
di padroni e schiavi: "Né Mussolini né Vittorio Emanuele hanno virtù 
di padroni, ma gli Italiani hanno bene animo di schiavi".
E abituati a vivere, si può aggiungere, in silenzio e spensierati.

In verità, in questi nostri tempi, gli Italiani hanno più volte
indicato la strada di un cambiamento, e attraverso
una ribellione interiore e attraverso responsi elettorali,
ma, purtroppo, anche se né i Bossi, né i Berlusconi,
né qualche suo, a sinistra, scalpitante e ignaro epigono,
hanno mai avuto virtù di padroni,
rimangono comunque, sempre, gli Alfani a dimostrare
ben animo di schiavi.
E abituati a recitare, si può aggiungere, corrucciati la parte.
Senza conoscere limiti.
P.S.
Calderoli è ora indagato per diffamazione: è una buona notizia,
dà il senso di una comune consapevolezza del superamento
del limite della decenza. Forse un ventennio di arrogante volgarità 
e di servilismo corrucciato chiuderà definitivamente i battenti.

O no?

Severo Laleo